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Monfalcone, il sindaco Cisint: "Qui anche il 95% di immigrati, la gente scappa"

Edoardo Sirignano
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La prima a esultare per le parole di Salvini e di Valditara è Anna Maria Cisint, sindaco di Monfalcone e dirigente della Lega, a più riprese criticata per esternazioni, a parere della sinistra, «strumentali». Ragione per cui tutt’oggi vive sotto scorta dopo aver ricevuto diverse minacce di morte. Nonostante ciò, il primo cittadino non si arrende e porta avanti le sue battaglie in una delle comunità più musulmane d’Italia. Nel comune della provincia di Gorizia, dunque, il numero di stranieri, sia tra le strade che tra i banchi degli istituti, è a dir poco elevato. Basti pensare che alle scuole dell’infanzia su 560 alunni 349 non sono italiani, mentre alle primarie addirittura 805 su 1219, ovvero si supera e non di poco la soglia del sessanta per cento.

 

 

 

Un dato che certamente impone più di una semplice riflessione su quanto manifestato dalla fascia tricolore, che sulle questioni relative all’istruzione, spiega come la politica c’entri poco: «Stiamo parlando – rivela ai nostri taccuini – di sette annidi battaglie. Più continuo a spiegare che si stanno determinando dei veri e propri ghetti e tutti giù a dirmi razzista. I genitori degli italiani, intanto, portano i figli fuori da Monfalcone e ciò mi dispiace e non poco. Da mamma ho verificato direttamente quanto sia importante un apprendimento equilibrato. Il contesto attuale vuole, infatti, che il curriculum venga aggiornato in maniera costante, in modo che non si resti indietro. Qui, però, ogni giorno arriva chi non sa una parola di italiano, costringendo i docenti a non procedere con il programma normale e dunque a bloccare insegnamenti basilari e indispensabili».

 

 

 

C’è, poi, un altro problema, ovvero quello culturale. I musulmani, a parere dell’amministratrice, vivendo molto a casa, oltre a parlare, «vengono imbevuti in una cultura, che viene trasmessa anche nelle classi». Addirittura racconta di uno strano episodio, che avrebbe generato non poche polemiche all’interno della sua comunità: «Una maestra aveva chiesto a un bambino di scrivere la c di cane e questo si era rifiutato perché animale impuro». Un esempio di come, secondo Cisint, si affronta la quotidianità laddove anche quello che dovrebbe essere scontato, a volte diventa difficile.

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