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Islam Italia: scuole chiuse, censura e piazze pro Gaza. Così siamo in ostaggio

Christian Campigli 
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Un ancoraggio sicuro al quale attaccarsi quando il mare è in tempesta. Un insieme di dogmi e consuetudini condivise, che trasforma una serie di persone residenti nello stesso luogo in una comunità. Un modello culturale, quello occidentale, che la sinistra sta cercando di disarticolare. Se tre indizi fanno una prova, come ricordava il genio dei romanzi gialli Agatha Christie, l'islamizzazione dell'Italia è qualcosa di assai più concreto (e pericoloso) di una mera velleità. Sono tantie tali gli esempi che c'è davvero l'imbarazzo della scelta nel metterli in fila. L'ultima follia, ma solo in ordine di tempo, è quella che riguarda la scuola di Pioltello (industriale periferia di Milano). La preside dell'istituto comprensivo statale Iqbal Masih ha deciso di chiudere la sua scuola il 10 aprile, giorno della festa di fine Ramadan. Una totale follia, stoppata con prontezza dal ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Ma sulla quale la sinistra ha gridato allo scandalo, alla vergogna e, dulcis in fundo, al razzismo.

 

Illuminanti (al contrario) le parole del deputato del Partito Democratico, Francesco Verducci, che ha lodato l'iniziativa della preside meneghina. «È un esempio molto positivo. Il futuro è multietnico, la scuola ha il dovere di saper costruire cittadinanza e democrazia in una società multietnica». Una reciprocità della quale, nelle nazione islamiche, non esiste neppure l'ombra. I progressisti che difendono in modo fiero e altezzoso il diritto dei musulmani a poter festeggiare il Ramadan, sono gli stessi che gridavano allo scandalo quando alcuni dirigenti scolastici coraggiosi avevano l'ardire di installare nelle loro scuole il presepe. Uno scenario del tutto identico all'infinita polemica sull'esposizione del crocifisso in aula. Lo scoppio della guerra tra Israele e Palestina ha evidenziato un sottobosco, quello dell'antisemitismo di sinistra, per anni tenuto nascosto dai nipotini di Carlo Marx. Ed è emerso in questi ultimi due mesi in tutto il suo livore. Basti pensare a Liliana Segre, per anni portata, giustamente, come esempio positivo, tirata ora per la giacchetta per presunti dissapori con il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e contesta più volta perché non avrebbe preso le distanze dal governo di Benjamin Netanyahu. E che dire delle università, luoghi naturalmente predisposti al confronto, all'interno delle quali a giornalisti di spessore come il direttore del quotidiano La Repubblica, Maurizio Molinari e al conduttore della Zanzara, David Parenzo è stato impedito persino di parlare.

 

Due giorni fa una serie di studenti hanno puntato il dito anche contro il loro rettore. «L'università di Bologna ha le mani sporche di sangue». Il Senato accademico dell'Università di Torino, come denunciato dal premier Giorgia Meloni, ha incredibilmente scelto di non partecipare al bando per la cooperazione scientifica con Israele. Tante, troppe le manifestazioni nelle quali gli studenti pro Palestina si sono mischiati agli antagonisti e agli anarchici. Da Pisa a Firenze, passando da Torino e dalla stessa Bologna. Questo pomeriggio, nella capitale, una nuova manifestazione, con strade chiuse, traffico in tilt e tensione alle stelle.

Servirebbe infine un capitolo a parte per ricordare due donne coraggiose, entrambe leghiste, come il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint e l'eurodeputato Susanna Ceccardi. La prima deve vivere sotto scorta solo per aver detto no alle moschee abusive. Offese e minacce di morte al politico pisano per aver sollecitato, attraverso 150 manifesti sparsi per Roma, le donne musulmane a pretendere i medesimi diritti dei loro mariti. La sinistra che odia i nostri valori è la stessa che ha preso a modello una scuola del mantovano nella quale i bambini non hanno potuto gioire della festa del papà. In nome del politicamente corretto, la nuova stella polare dei progressisti.

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