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Ue, addio alla plastica monouso: cosa scomparirà. Ma l'insalata si salva

Gabriele Imperiale
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Plastica monouso addio. L’intesa provvisoria tra Consiglio e Parlamento europeo sul regolamento degli imballaggi, infatti, stabilisce nuove regole per i 27 stati membri. La busta di plastica dell’insalata, per esempio, potrà ancora rimanere in commercio mentre i campioncini di shampoo o sapone che troviamo in hotel scompariranno. Vietati anche gli imballaggi in plastica monouso, come quelli per frutta e verdura fresca non trasformata. Banditi dall'Ue anche quelli per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti o le monoporzioni per condimenti, salse, panna, zucchero o i formati per i prodotti da toilette che si usano negli alberghi. Un’intesa che stabilisce nuove regole per la plastica e in cui sono state accolte parzialmente le richieste fatte dall’Italia che aveva chiesto ad esempio alcune deroghe.

 

 

Nonostante questo, i divieti su alcuni imballaggi monouso continuano a essere insoddisfacenti per il nostro governo. Nuove norme che, come ricostruito su Il Corriere della Sera, prevedono anche restrizioni sul contenuto di Pfas – le sostanze perfluoroalchiliche – sugli imballaggi a contatto con gli alimenti. Il regolamento comunque non sarà inderogabile: sarà infatti rivalutato tre anni dopo l'entrata in vigore sulla base dello stato di sviluppo tecnologico degli imballaggi in plastica a base biologica. Sarà per questo che verranno poi stabiliti requisiti di sostenibilità per gli imballaggi in bioplastica. Stabilite anche nuove limitazioni allo spazio vuoto degli imballi per indurre un confezionamento raggruppato con un rapporto massimo di spazio vuoto fissato del 50% per il trasporto e il commercio elettronico. Nuovi obblighi anche per le imprese di asporto: dovranno infatti offrire ai clienti la possibilità di portare con sé i propri contenitori da riempire con bevande fredde o calde o cibi pronti, senza alcun costo aggiuntivo. Salvi nell’accordo l’imballaggio di vino e florovivaismo, asset strategici per il nostro paese dopo le vendite record del 2023 rispettivamente di 8 e 1,25 miliardi di euro.

 

 

Ciò nonostante, per la filiera agroalimentare italiana rappresentata da Coldiretti, Filiera Italia, Cia, Confapi, Ancc-Coop, Ancd-Conad, Legacoop, Legacoop Agroalimentare, Legacoop Produzione&Servizi, Coop, Flai Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, il testo può essere ancora migliorato. Tant’è che le associazioni hanno rilasciato una nota congiunta in cui auspicano che “nel negoziato in corso ci possano essere ulteriori scelte a difesa delle imprese europee che evitino l’inquinamento e lo spreco alimentare, come avverrebbe con alcune proposte ora sul tavolo che non tutelano a sufficienza alcuni settori quali l’ortofrutta”. Associazioni che dopo aver ricordato il loro ruolo, fondamentale per evitare “incomprensibili ed impraticabili decisioni come l’obbligo di riuso delle bottiglie di vino o il divieto dei vasi per le piante dei nostri florovivaisti”, sperano che vengano valorizzate esperienze di paesi ”come l`Italia che hanno superato l’80% della raccolta e riciclo costituendo dei veri e propri modelli di economia circolare”.

 

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