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Filippo Turetta, frase choc ai genitori. "Parziale infermità di mente", la strada difensiva

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Nicola Turetta ed Elisabetta Martini hanno visitato il figlio Filippo, in carcere per l’omicidio di Giulia Cecchettin, sua ex fidanzata. “Devo pagare fino alla fine, ho fatto qualcosa di terribile, ho perso la testa, ma non volevo e so che non potrete mai perdonarmi”, le parole del 21enne nel colloquio con i genitori, una nuova ammissione dopo quella fatta nel primo interrogatorio, dove ha solo letto un foglio con alcune dichiarazioni spontanee, e nel secondo, dove è rimasto davanti al pm Andrea Petroni per diverse ore.

 

 

Ed è il Messaggero a fare un quadro della situazione sul destino di Turetta: “Rischia di passare in cella almeno una ventina di anni, sempre che gli inquirenti non riescano a dimostrare che il delitto è stato premeditato, in tal caso la pena massima prevista è quella dell'ergastolo. Il suo difensore potrà chiedere il rito abbreviato (con sconto automatico di un terzo della pena), soltanto se non sarà contestato un reato che prevede come pena massima l'ergastolo, come quello ipotizzato dai legali dei familiari di Giulia, secondo i quali l'uccisione è avvenuta a seguito di un lungo periodo di stalking. La difesa, con molte probabilità, percorrerà la strada della perizia psichiatrica per cercare di ottenere almeno il riconoscimento di una parziale infermità di mente al momento del fatto”. “Ho perso la testa, mi è scattato qualcosa”, la frase di Filippo che fa pensare ad una possibile strategia difensiva che percorra proprio questa strada. Al momento Turetta è detenuto in regime di grande sorveglianza, in una cella dell'infermeria, per evitare che possa compiere gesti estremi durante la permanenza nell’istituto carcerario di Verona.

 

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