Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Indi Gregory, non c'è più speranza: Londra stacca i supporti vitali

  • a
  • a
  • a

In tutta probabilità sono gli ultimi istanti di vita per Indi Gregory. "Abbiamo azionato ogni procedura dei trattati internazionali, abbiamo offerto trasferimento, cure, collaborazione. L’Italia ha fatto il possibile su richiesta dei genitori, ma ha trovato solo muri. Oggi verso le 11 il sistema inglese staccherà i supporti vitali", ha scritto su X l’avvocato Simone  Pillon, cofondatore del Family Day che sta seguendo la famiglia Gregory in Italia in questi giorni. La giustizia inglese ha deciso sulla piccola, di soli 8 mesi, affetta da una gravissima patologia mitocondriale. Oggi il trasferimento in un hospice e il distacco dalle macchine che la mantengono in vita. All'inizio si era pensato a lunedì, lasciando quindi una speranza per una svolta, con la richiesta del governo italiana sulla base della Convenzione dell'Aia per il trasferimento in Italia. Alla bimba infatti è stata concessa la cittadinanza italiana e il Bambin Gesù è disposto ad accoglierla. 

"A quanto si apprende, forse oggi i medici porranno fine alla breve vita di Indi Gregory. O forse, chissà, ci sarà per lei ancora un esile filo di speranza, grazie alla tenace battaglia dei genitori, che il nostro governo ha sostenuto con tempestività e piena convinzione", scrive su Facebook Eugenia Roccella, ministro della Famiglia, per la natalità e le Pari opportunità - Il caso della piccola Indi pone drammaticamente al centro del dibattito la questione della libertà di cura, un diritto che a parole tutti dicono di difendere, ma che in questa occasione è palesemente ignorato. Ciò che appare incomprensibile, infatti, è il motivo per cui non sia possibile trasferire la piccola dall’ospedale in cui si trova, in UK, ad uno dei migliori ospedali pediatrici al mondo, il Bambin Gesù di Roma".

"Non si tratta di sottoporre la bambina a trattamenti improbabili o dolorosi -spiega il ministro- ad accanimenti terapeutici o peggio a truffaldini ’viaggi della speranza', ma di dare a chi ha la responsabilità legale della piccola la possibilità di scegliere un percorso di cura in una struttura accreditata ed altamente specializzata. Impedire la cosiddetta ’second opinion’ a un paziente è contrario a qualsiasi deontologia medica". Indi, conclude, "ha diritto di essere curata fino all’ultimo". 

Dai blog