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Quei film dei radical chic che hanno incassato spiccioli con contributi milionari

Giuseppe China
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La maggior parte di attori, registi, produttori e critici considerano il cinema italiano come una roccaforte inespugnabile. Lo si è visto a seguito del vespaio di polemiche sollevato, da una notizia pubblicata dal «Domani», in merito alla proposta di tagli per 100 milioni di euro al settore cinematografico, avanzata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano al collega del Mef Giancarlo Giorgetti. «È una forma d’arte che sta a cuore a me e al governo, certo è un settore in cui ci sono stati tanti sprechi, tanti film sono stati finanziati ed hanno avuto in sala pochissime presenze, sono stati dati - ha detto ieri il ministro Sangiuliano - milioni e milioni di euro per finanziare prodotti che poi non hanno avuto riscontro del pubblico». E ancora: «In passato il tax credit al cinema ammontava a 400 milioni di euro, in pochi anni ha superato gli 800, poi si è assestato intorno ai 750 milioni. Sono cifre importanti. Tanti cittadini fanno sacrifici su questioni rilevanti come sanità, trasporti e istruzione quindi chi vuole attingere alle risorse pubbliche deve avere un po’ di moralità».

 

Dunque il ragionamento del ministro Sangiuliano si basa sui risultati ottenuti dalle pellicole. Dal 2019 al 2022 non sono pochi i film parzialmente finanziati dallo Stato che hanno registrato scarsi risultati al botteghino. Per esempio «Ladri di Natale» e «Sherlock Santa», entrambi del regista Francesco Cinquemani, costati complessivamente più di 15 milioni di euro - di cui 4 di risorse pubbliche - hanno incassato poco più di 13.000 euro. Alla lista si aggiungono «Era ora» e «My soul summer»: due opere da 3 milioni ciascuna e che hanno beneficiato di 1,2 milioni di euro dei contribuenti. Non possono essere definiti successi, dato che le due pellicole hanno fatto staccare biglietti per meno di 7.000 euro. Occorre precisare che gli incassi nelle sale costituiscono solo una parte degli introiti di un film, eppure è più che legittima la valutazione su come siano impiegate le risorse pubbliche concesse a chi realizza opere cinematografiche.

 

Grazie allo strumento del credito di imposta, finanziato attraverso il fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo, alcuni tra i più celebrati registi italiani, specialmente dal mondo radical chic, hanno guadagnato (nella maniera più lecita) svariati milioni. Le due serie di «A casa tutti bene» hanno fatto ottenere 3,3 milioni di euro di emolumenti al regista Gabriele Muccino. «I leoni di Sicilia», sovvenzionati dallo Stato con una somma superiore ai 16 milioni, hanno garantito 1,4 milioni al loro regista Paolo Genovese. Ma non è finita qui. Joseph Maximilian Wright autore di «M - Il figlio del secolo» ha intascato 1,7 milioni come compenso, a fronte di poco meno di 15 milioni di euro di contributi. La coppia formata da Luca Guadagnino e Edoardo Gabbriellini ha percepito 2,4 milioni di euro totali per realizzare «We are who are». Nella trama sulle modalità di impiego dei fondi pubblici il ministero della Cultura ha coinvolto pure la Guardia di Finanza. Resta da sperare che il finale non sia amaro come quello di alcuni capolavori della commedia all’italiana. 

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