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Pensioni 2024, aumenti e uscita anticipata: cosa cambia con la manovra

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Rivalutazioni, uscita anticipata, sistema contributivo. La premier Giorgia Meloni e il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, lunedì 16 ottobre hanno illustrato i contenuti della legge di Bilancio, dedicando vari passaggi alle pensioni dopo il via libera del Consiglio dei ministri alla Manovra 2024. Nel provvedimento da circa 24 miliardi è prevista "la rivalutazione delle pensioni in rapporto all’inflazione, altra misura che cuba complessivamente circa 14 miliardi di euro. Rivalutiamo al 100% le pensioni fino a quattro volte il minimo, al 90% quelle tra 4 e 5 volte il minimo e poi a scendere man mano che aumenta l’importo della pensione", ha spiegato il presidente del Consiglio in conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio dei ministri. "Viene confermata la super rivalutazione delle pensioni minime per gli over 75 anni", ha aggiunto. 

 

 

Meloni ha spiegato che Ape Sociale e Opzione Donna "vengono sostituiti da un unico Fondo per la flessibilità in uscita che consente di andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi per caregiver, disoccupati, disabili, lavori gravosi, e con 35 anni per le donne". Giorgetti ha spiegato che "non ci sarà più Ape sociale né quota 103, sarà molto più restrittivo l’accesso al pensionamento anticipato. I lavori non sono in corso, stiamo definendo. Per quanto riguarda opzione donna confluisce nella flessibilità in uscita. Per quanto riguarda quota 103 abbiamo innalzato l’età in uscita. E quindi", dice simulando il gesto di un punto interrogativo, "non è quota 104 piena perché ci sono incentivi a rimanere a lavoro".

Meloni ha rivendicato la volontà di intervenire su "alcune situazioni di squilibrio e abbiamo cominciato a dare un segnale sulle pensioni di cui non si è occupato nessuno", ha annunciato, "avendo i governi dato sempre la priorità a chi era in pensione, noi abbiamo continuato a lavorare soprattutto su chi era prevalentemente nel sistema retributivo ritenendo che chi è completamente nel contributivo, cioè le future pensioni, potesse essere un problema da rinviare, del quale poi qualcuno si sarebbe occupato". Tendenza che "sta creando e crea degli squilibri e delle disparità dal nostro punto di vista sbagliate. Per cui abbiamo eliminato il vincolo che prevede a chi è nel contributivo di andare in pensione con l’età raggiunta solo se l’importo della sua pensione è inferiore a 1,5 volte la pensione sociale", spiega la premier secondo cui si tratta di un vicolo non corretto e per questo è stato rimosso. 

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