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Nessuna "missione fittizia" in Francia, Repubblica deve risarcire l'ex ministro Marco Bussetti

Giuseppe China
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Dalla campagna stampa contro l’ex ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, finito in particolare sotto la lente dei cronisti di Repubblica che lo accusavano di organizzare «missioni fittizie» pagate dall’erario e non giustificate da motivi istituzionali, sono trascorsi quattro anni. Infatti nell’ottobre del 2019 il quotidiano romano pubblicò una serie di articoli, anzi gridò allo scandalo, in merito ad alcuni viaggi dell’ex titolare del dicastero di viale Trastevere. Peccato che sulla vicenda si sia pronunciato il Tribunale di Busto Arsizio che in primo grado ha condannato il giornale per aver leso «la reputazione e l’onore» dell’allora ministro Bussetti. Il giudice Nicola Cosentino ha stabilito che il gruppo Gedi per il danno morale provocato deve risarcire con 10.000 euro Bussetti. 

Al centro della decisione del magistrato c’è la missione del 21 giugno 2018 in Costa Azzurra, svolta secondo il foglio di Largo Fochetti mentre a Roma andava in scena un importante Consiglio dei ministri del governo giallo-verde. La narrazione di questo episodio fatta dai giornalisti di Repubblica, a differenza di altri (giudicati leciti), secondo la toga non è aderente alla realtà dei fatti. «[…] Riguardo al particolare episodio del viaggio in Costa Azzurra, per il quale, nonostante le contestazioni specifiche svolte dall’attore (Marco Bussetti, ndr) e la sua diversa ricostruzione fattuale delle giornate in cui tale viaggio si sarebbe svolto - scrive la toga Cosentino - difetta qualsiasi prova non solo di verità storica del fatto ma anche di verosimiglianza, non essendo noto quale fonte e su quali elementi si sia basato il racconto del viaggio suddetto». Il ragionamento del magistrato che porta alla condanna prosegue: «Non si tratta di aspetto fattuale secondario o marginale, atteso che, nel caso in questione, l’ex ministro veniva tacciato di avere disertato un Consiglio dei ministri la cui convocazione ed effettivo svolgimento non è stato in alcun modo provato, delineandosi dunque un episodio di particolare gravità in cui al Bussetti si addebitava non solo l’aver viaggiato a spese dello Stato ma anche e, forse, soprattutto, di aver viaggiato per finalità private venendo meno al dovere di partecipazione all’organo collegiale di cui era componente».

Fatta salva la critica pungente del giornalista «ciò che rileva è l’attribuzione al Bussetti di ulteriori profili di censura etica e morale con riguardo ad un atto che appare specificatamente connotato da disprezzo per la funzione pubblica, profili della cui fondatezza fattuale non risulta la benché minima traccia probatoria anche solo in termini di verità putativa e di verosimiglianza». E non è finita qui, dato che «[…] non risulta in alcun modo provato» che il ministro abbia « “imposto” la nomina di persona cui sarebbe stato legato a carica dirigenziale nel comparto amministrativo di competenza del suo dicastero». La campagna stampa contro l’ex ministro Bussetti faceva acqua da tutte le parti.

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