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Kata, l'indiscrezione sulla bimba scomparsa. Il giro dei peruviani per il permesso di soggiorno

Christian Campigli
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Un'indiscrezione che potrebbe scoperchiare un autentico vaso di Pandora. Un'analisi precisa, emersa durante il giallo (ancora non risolto) dell'estate. Uno strumento legislativo necessario, che merita però un'attenzione certosina. Per evitare che venga abusato. Una nostra fonte che, da oltre 2 mesi, si occupa della piccola Kata, la bambina peruviana di 5 anni, scomparsa a Firenze lo scorso 10 giugno, ci ha raccontato nuovi particolari di una delle attività svolte all'interno dell'ex Hotel Astor: l'organizzazione e l'arrivo di cittadini peruviani in Italia.

 

 

 

“Il flusso di persone che giungono dal Perù all'Italia è nota da anni. Nel 2016 è stato firmato un accordo tra UE-Perù che consente di entrare senza il visto di ingresso. Le persone necessitano di una lettera d'invito (dovrebbe essere un parente che sta in Italia) e possono stare in Italia per novanta giorni”. Fino a qualche anno fa giungevano nel nostro Paese singole persone che chiedevano in questura l'asilo politico. Una prassi lenta e che non sempre portava ai risultati sperati. “Da alcuni anni è molto in voga l'articolo 31 (l'assistenza minore e il ricongiungimento familiare) da D.lgs 286/1998 che in pratica dà al Tribunale Minori il potere di autorizzare il rilascio del Permesso di Soggiorno (PdS) ai genitori di minore straniero. Questo è il cavallo di Troia utilizzato in questi ultimi anni. Un passaggio burocratico che trova accoglimento nel 99% dei casi. Da qui il flusso di giovani coppie con bambini piccoli o di donne incinte. Ci vuole un anno per ottenerlo ma, assistiti da abili avvocati, è ormai la prassi. Con 400 euro (pagati spesso a nero) si ottiene l'agognato permesso. Poi vi sono gli intermediari (quasi sempre peruviani), che chiedono circa 4mila euro a persona (procurano la lettera invito e finti alberghi). Poi le occupazioni continuano la filiera con la possibilità di ottenere una stanza. Un sistema che costringe le persone a questi lavori in nero x mantenersi almeno per un anno nella speranza del permesso di soggiorno”. I numeri aiutano a capire la realtà. “Nel 2020 ci sono state 70 domande, nel 2021 104, nel 2022 197 e nei primi cinque mesi del 2023 102. Il 70% dei casi riguarda cittadini peruviani”. Non serve un matematico per capire che, già nel 2022 le pratiche sono raddoppiate. E che, al termine di questo anno, si dovrebbe giungere ad almeno 270 domande. Quasi il quaranta per cento in più. In soli dodici mesi.

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