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Mostro di Firenze, scritta inquietante al poliziotto che incastrò Pacciani: "Un avvertimento"

Christian Campigli
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Un sinistro e macabro avvertimento o la bravata di ragazzini annoiati dell'agosto trascorso in città? Michele Giuttari, ex campo della squadra mobile di Firenze, oggi scrittore di successo, è stato l'uomo che ha sbloccato le indagini sul Mostro di Firenze. Grazie alla sua tenacia, ha convinto Giancarlo Lotti a confessare. Risolvendo una matassa a dir poco intricata. Nell'immobile dell'ex poliziotto, in pieno centro nel capoluogo toscana, è apparso un disegno. Un segno che rappresenta le fiamme. Quelle dell'inferno? Un avvertimento? Un messaggio? Giuttari ha prontamente denunciato l'episodio e gli inquirenti stanno già indagando.

 

L'aspetto più inquietante dell'intera vicenda è la data. La scritta è apparsa infatti a 55 anni esatti dal primo duplice omicidio. Era il 21 agosto del 1968 quando Barbara Locci e il suo amante, Antonio Lo Bianco, vennero freddati mentre facevano l'amore in auto. A Signa. Col figlioletto di lei, il piccolo Natalino, che dormiva nei sedili posteriori. Giuttari ha provato ad indagare anche sul secondo livello, ovvero i mandanti che organizzavano e pagavano i Compagni di Merende. Ma ha trovato di fronte a sé mille ostacoli. Che non gli hanno consentito di arrivare alla sette esoterica responsabile degli otto duplici omicidi che insanguinarono le colline fiorentine tra il 1968 e il 1985. "Sono stato avvertito all’estero della presenza di questa scritta che sembra destinata alla mia persona. E che non appare casuale proprio dopo l’uscita della notizia della riapertura delle indagini e della costituzione di un pool, segno che qualcosa sta cambiando in procura - ha raccontato Giuttari in una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Nazione - Ti faremo bruciare come hanno bruciato Milva Malatesta e Francesco Vinci, omicidi paralleli ma collegati ai delitti del mostro". 

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