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L'Italia cresce nonostante i gufi: i dati economici che smentiscono la sinistra

Gianluca Zapponini
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 Buone notizie sull’andamento dei prezzi italiani. Nonostante i «gufi» della sinistra che contestano tutti i provvedimenti del governo, l’Italia ha imboccato la strada della ripresa. Lo dimostrano i dati dell’inflazione che scende più di quanto previsto - 5,9% rispetto al 6% che era stato ipotizzato - la diminuzione delle ore di cassa integrazione, e il salario reale che cresce più del resto dei Paesi dell’Europa. Dunque l’inflazione in Italia continua a rallentare, anche se i costi legati al carrello della spesa rimangono ancora saldamente oltre il 10%. Secondo l’Istat, l'indice dei prezzi al consumo di luglio è rimasto stabile rispetto al mese precedente mentre è sceso su base annua dal +6,4% di giugno a +5,9% (rispetto al +6,0% della stima preliminare).

 

L'inflazione «di fondo», al netto degli energetici e degli alimentari freschi, hanno precisato da Via Cesare Balbo, rallenta ancora (da +5,6% a +5,2%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +5,8%, registrato a giugno, a 5,5%). C’è ancora lo zampino dell’energia, il cui ripiegamento continua a impattare sui prezzi dei beni finali. La decelerazione del tasso di inflazione, spiega infatti l'Istat, «si deve, in prima battuta, al rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,7% a +2,4%), dei beni energetici non regolamentati (da +8,4% a +7,0%), degli alimentari lavorati (da +11,5% a +10,5%) e, in misura minore, di quelli degli altri beni (da +4,8% a +4,5%) e all’ampliamento della flessione su base annua degli energetici regolamentati (da -29,0% a -30,3%)».

 

Questi effetti, prosegue l'Istituto di statistica, «sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +9,4% a +10,4%) e di quelli dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,6%)». Ma per la spesa di tutti i giorni sono ancora dolori. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto carrello della spesa, rallentano sì a luglio in termini tendenziali (da +10,5% a +10,2%) ma rimangono comunque sopra la soglia psicologica del 10%. E questo nonostante si tratti della quinta flessione consecutiva. Tutto questo mentre l’inflazione riscrive la geografia del lavoro. Come ha reso noto Unioncamere, oggi in Italia un operatore del commercio su cinque in Italia è un ambulante. Con oltre 160mila imprese, il 21% di quelle commerciali del Paese, il commercio in sede mobile rappresenta una componente strutturale, se non altro per la vicinanza che assicura alla domanda diffusa di beni accessibili su tutto il territorio nazionale, soprattutto per le comunità meno servite da punti vendita fissi. Un servizio «ancora più gradito agli italiani in un periodo di inflazione come questo. La stragrande maggioranza delle bancarelle (151mila, pari al 95% del totale) è gestita da micro -imprese individuali oltre la metà delle quali (56,8%) con a capo persone immigrate».

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