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Firenze, si allarga il caso dello zio di Kata: il ras della tratta di essere umani, il dettaglio

Christian Campigli
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Una figura centrale nella tratta di esseri umani. Nell'organizzazione di viaggi di immigrati sudamericani nel nostro Paese e in Europa. Assai più potente ed importante di quello che, in un primo momento, si era creduto. La posizione di Abel Alvarez, lo zio materno di Kata, la bambina rapita a Firenze lo scorso 10 giugno, si sta complicando. È una nostra fonte riservata che, in esclusiva, ci ha raccontato un dettaglio giudicato dagli inquirenti decisamente interessante. Nella foto profilo di WhatsApp campeggia una sorta di pubblicità. "Oferta de vuelos. Per fechas espaciales". Lo schermo è diviso in quattro quadranti, che raffigurano l'Italia, il Perù, la Francia e la Spagna. Vi è poi l'invito a mandare un messaggio per ottenere maggiori informazioni. 

 

 

Un semplice supporto per i connazionali che sognano di giungere nel Vecchio Continente o un nuovo pezzo del puzzle che si sta delineando? Vi è il sospetto che lo zio organizzasse, magari col supporto di una vera e propria organizzazione internazionale, i viaggi dal Perù. Trovasse poi sistemazioni in strutture occupate e anche un lavoro per mantenersi (in particolar modo nel ramo delle pulizie). Ovviamente la tesi accusatoria andrà verificata nelle prossime settimane, ma la sensazione che Abel non sia solo uno zio affranto dal dolore è evidente. 

 

 

Negli scorsi giorni la procura ha contestato al trentasettenne e ad altre tre persone i reati di estorsione, di tentativi di estorsione e di rapina, commessi tra il novembre 2022 e il 28 maggio 2023, nonché di tentato omicidio e lesioni gravi, commessi lo stesso 28 maggio 2023, ai danni di occupanti abusivi dell’albergo. I quattro avrebbero agito "creando letteralmente un clima di terrore nelle vittime delle violenze. Non va trascurata l’utilizzazione di mazze o di sbarre per picchiare i malcapitati - si legge nel provvedimento - e per sfondare le porte delle camere, il tutto mentre pronunciavano minacce di morte". Si tratterebbe del cosiddetto racket degli affitti. Ovvero, di un'organizzazione illegale che avrebbe suddiviso le camere dell'ex albergo occupato abusivamente in cambio di denaro (tra le cinquecento e i quattromila euro, a seconda delle condizioni e delle dimensioni delle stesse). Lo zio avrebbe avuto un ruolo centrale: non a caso si faceva chiamare "il duegno", ovvero il proprietario dell’ex hotel. In passato era già stato denunciato dalla figlia per minacce e lesioni personali: le avrebbe intimato di lasciare l'Astor, "altrimenti le avrebbe dato fuoco e l’avrebbe uccisa per poi colpirla con un ferro da stiro".

 

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