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Open, altra vittoria di Renzi sui magistrati di Firenze: "Non potevano farlo"

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Christian Campigli
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Una decisione che farà discutere. Che riproporrà uno scontro iniziato trenta anni fa, con Tangentopoli e mai realmente concluso. Una diatriba, quella tra politica e magistratura, che rischia di incendiare il prossimo autunno. È una vittoria roboante, quella ottenuta da Matteo Renzi. La Corte Costituzionale ha infatti accolto il ricorso del nativo di Rignano in merito all’inchiesta sulla Fondazione Open: “Il comportamento dei pm fiorentini è stato incostituzionale, perché i messaggi incriminati sono corrispondenza”.

Nello specifico, la Procura di Firenze non avrebbe potuto acquisire, senza preventiva autorizzazione del Senato, i  messaggi di posta elettronica e whatsapp del leader di Italia Viva. "Avevo fortemente voluto che la vicenda finisse in Corte, non per il processo ma per un punto di principio e di diritto - ha scritto, sulla propria pagina Facebook, il senatore toscano - Io sostenevo che il comportamento dei pm di Firenze violasse la Legge (e la Cassazione ci ha dato ragione 5 volte) e che violasse anche la nostra Costituzione. La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso, dandoci ragione e annullato alcuni provvedimenti dei pm di Firenze. Oggi è solo il giorno del trionfo del diritto". Renzi è un autentico fiume in piena. E dopo aver sottolineato la propria, evidente gioia, passa all'attacco. "Verrà il giorno in cui la classe dirigente del Paese rifletterà serenamente su questa indagine assurda, nata contro di me, contro le persone che mi stanno vicine e soprattutto contro i fatti. Verrà quel giorno ma non è questo".

Ma non basta: "Le indagini dei pm Turco e Nastasi sono state bocciate per cinque volte dalla Corte di Cassazione e adesso anche dalla Corte Costituzionale. Dalla parte della legalità ci stiamo noi, non questi due pm. Grazie ai senatori che hanno votato in Aula per sollevare il conflitto sfidando l'opinione pubblica in nome del diritto".

 

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