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Caso Orlandi, il fratello a valanga sul Vaticano: "Imbarazzante scaricabarile"

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Non si placa la tensione tra la famiglia dei Emanuela Orlandi e il Vaticano. "Questo scaricabarile lo trovo molto imbarazzante. Diddi (il promotore di giustizia vaticano, ndr) e chi per lui scaricano tutto su Lo Voi (il procuratore di Roma, ndr), dicendo che hanno consegnato tutti i documenti con il segreto istruttorio e quindi da come leggo nella nota la fuga di notizie è tutta colpa della procura capitolina. Io ne leggo un’accusa diretta a Lo Voi, mi auguro che ora lui risponda", dichiara a LaPresse Pietro Orlandi dopo la nota della Sala stampa Vaticana.

 

Orlandi si riferisce alla riapertura della pista familiare sulla scomparsa della ragazza 40 anni fa, respinta con forza da lui e dalla sorella Natalina, anche perché già vagliata in passato e risultata inconsistente. Il tutto è tornato d'attualità con un servizio del Tg La7 che ha provocato la sdegnata reazione dei parenti di Emanuela che in una conferenza stampa infuocata hanno lanciato pesanti sospetti sull'operazione. 

 

Pietro entra nel merito del servizio, che si basa sulla lettera riservata dell’allora segretario di Stato Agostino Casaroli, tre mesi dopo la scomparsa di Emanuela, a un sacerdote sudamericano inviato in Colombia da Karol Wojtyla. "Poi io vorrei capire come è possibile che non è stato violato il sigillo della confessione. Mia sorella Natalina si è confessata dal monsignore e quest’ultimo ha scritto nella lettera a Casaroli il contenuto di questa confessione e l’ha consegnata a Sica. Motivo per il quale mia sorella è stata sentita in procura, altrimenti Natalina non avrebbe mai parlato di un fatto accaduto cinque anni prima che non ha nessun legame con la vicenda di Emanuela. Il segreto della confessione è stato violato, la mettessero come vogliono", ha concluso Pietro. 

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