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Milano, rimosso il murales con Giorgia Meloni e Elly Schlein incinte

Christian Campigli
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Un punto di partenza, che dovrebbe unire destra e sinistra nella difesa della donna. E che, al contrario, divide e crea enormi malumori. Il tema dell'utero in affitto torna al centro del dibattito pubblico dopo che è stato rimosso a Milano il murale di Alexandro Palombo. Un'opera che ritraeva Giorgia Meloni ed Elly Schlein nude e incinte. Un graffito, quella del noto street artist, apparso lunedì sera in piazza San Babila. Una sorta di manifesto visivo, di grande impatto, sulla maternità surrogata. Una scelta, quella dell'amministrazione comunale meneghina, che non è affatto piaciuta all'artista. “Power is female" invita a una considerazione profonda sulla vita, la forza e il coraggio delle donne. Finalmente due donne al potere che possono prendere decisioni per le questioni che riguardano le donne, senza interferenze maschili. Il murale ha infastidito il Comune di Milano perché a loro dire è troppo politica è hanno deciso per la rimozione. L’opera è un’istantanea che celebra due donne al vertice delle istituzioni. Vogliono censurare l’opera o vogliono censurare il messaggio che veicolano le due donne al potere?. L'unica cosa che ritengo sia oscena - conclude Palombo - e assolutamente immorale è la censura talebana che si è abbattuta sulla mia opera”.

I pannelli su cui sono state realizzate le due opere sono stati staccati e salvati dagli operai che li hanno portati in un luogo sicuro. Sul grembo della segretaria del Pd c’era la scritta “My uterus my choice” e su quello della Meloni “Not for rent“, la fiamma tricolore e una bandiera arcobaleno tatuate sulle loro braccia. Il tempismo di questo murales non è casuale. Secondo Alexandro Palombo in Italia, nonostante vi siano due donne a capo dei due partiti più importanti, i diritti civili sarebbero ancora lontani dagli standard europei. In poche parole, la proposta di legge di Fratelli d'Italia sarebbe, sempre nella logica dello street artist, non una fiera difesa della salute e della dignità delle donne ma un atto ostile verso la libertà e l'autodeterminazione. 

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