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Gianni Minà morto: addio al giornalista e conduttore tv

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Gianni Minà è morto. Dopo una breve malattia cardiaca il giornalista e conduttore televisivo è deceduto oggi: la notizia è stata data sulle sue pagine social ufficiali. "Non è stato mai lasciato solo - si legge nel post Facebook - ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità".

Nato a Torino, incominciò la carriera giornalistica nel 1959 a Tuttosport, di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998. Nel 1960 ha esordito alla RAI come collaboratore dei servizi sportivi per le Olimpiadi di Roma. Nel 1965, dopo aver esordito al rotocalco televisivo di genere sportivo Sprint, diretto da Maurizio Barendson, ha cominciato a realizzare reportage e documentari per rubriche che hanno cambiato il linguaggio giornalistico della televisione, come "Tv7" e "AZ, un fatto come e perché", i "Servizi speciali del TG", "Dribbling", "Odeon. Tutto quanto fa spettacolo" e  "Gulliver".

Ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli a cui partecipò Muhammad Ali. Ha anche realizzato una Storia del Jazz in quattro puntate, programmi sulla musica popolare centro e sudamericana (come ad esempio “Caccia al bisonte” con Gianni Morandi) e una storia sociologica e tecnica della boxe in 14 puntate, intitolata "Facce piene di pugni".

Minà è stato tra i fondatori de L’altra domenica con Maurizio Barendson e Renzo Arbore. Nel 1976, dopo 17 anni di precariato, è stato assunto al Tg2 diretto da Andrea Barbato e ha incominciato a raccontare la grande boxe e l’America dello show-business, ma anche i conflitti sociali delle minoranze. Sono cominciati in quegli anni anche i reportage dall’America Latina che hanno caratterizzato la sua carriera.

Nel 1978, mentre seguiva come cronista il campionato mondiale di calcio, venne ammonito e poi espulso dall’Argentina per aver fatto domande sui desaparecidos al capitano di vascello Carlos Alberto Lacoste (capo dell’ente per l’organizzazione del mondiale) durante una conferenza stampa.[2] Nel 1981 il Presidente Sandro Pertini gli consegnò il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell’anno. Nello stesso periodo, dopo aver collaborato a due cicli di Mixer di Giovanni Minoli, dal 1981 al 1984 ha esordito come autore e conduttore di Blitz, programma domenicale di Rai 2 con il quale intervistò personaggi del calibro di Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, De Niro, Jane Fonda, García Márquez, Enzo Ferrari e tanti altri. Nel 1987 intervistò una prima volta per 16 ore il presidente cubano Fidel Castro. Da quell’incontro è stato tratto il reportage "Fidel racconta il Che", dove il generale cubano per la prima e unica volta racconta il "compagno" Ernesto Guevara, con il prologo di Gabriel García Márquez.

Nel 1991 ha realizzato il programma "Alta classe", su artisti come Ray Charles, Pino Daniele e Massimo Troisi. Nello stesso anno ha presentato "La Domenica Sportiva" e ideato il programma di approfondimento "Zona Cesarini", rubrica riservata agli eventi agonistici. Tra gli altri programmi realizzati: "Un mondo nel pallone", "Ieri, oggi… domani?" con Simona Marchini ed Enrico Vaime, "Te voglio bene assaje", show ideato da Lucio Dalla. Fra i documentari di maggior successo, alcuni di carattere sportivo su Nereo Rocco, Diego Maradona e Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Nino Benvenuti, Edwin Moses, Tommie Smith, Lee Evans, Pietro Mennea e Muhammad Ali, che Minà ha seguito in tutta la sua carriera e al quale ha dedicato un lungometraggio intitolato "Cassius Clay, una storia americana".

Nel 1992 incomincia un ciclo di opere rivolte al continente latinoamericano, tra cui un reportage sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico. Nel 2001 Minà ha realizzato "Maradona: non sarò mai un uomo comune" reportage-confessione di 70 minuti con Diego Maradona alla fine dell’anno più sofferto per l’ex calciatore. Nel 2004 si è dedicato ancora una volta al "Che", realizzando un progetto basato sui diari giovanili del "comandante", redatti nel 1952 attraversando in motocicletta l’America Latina. Progetto che ispirerà il film intitolato "I diari della motocicletta" diretto da Walter Salles e prodotto da Robert Redford e Michael Nozik. A sua volta, Minà ha realizzato il lungometraggio "In viaggio con Che Guevara", ripercorrendo quella mitica avventura con l’ormai ottantenne scrittore argentino e amico del Che, Alberto Granado.

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