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Processo Open Firenze, Renzi "bacchetta" il pm: in aula i quaderni rossi

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Christian Campigli
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Un quaderno rosso contro una toga rossa. Quello che può apparire il titolo di un intricato film d’essai coreano, non è altro che la sintesi perfetta dell’ennesimo scontro tra politica e magistratura. Ieri mattina il Tribunale di Firenze è stato teatro del durissimo faccia a faccia tra Matteo Renzi e il sostituto procuratore Luca Turco. Una nuova udienza, sulla richiesta di rinvio a giudizio relativa all’inchiesta sulla Fondazione Open, per la quale il senatore di Italia Viva è indagato, insieme ad altri, per finanziamento illecito ai partiti. Il nativo di Rignano è arrivato pochi minuti dopo le dieci del mattino al palazzo di giustizia. Blazer blu, camicia bianca, zaino in pelle sulle spalle e alcuni, «strani» libretti in mano. «È il quaderno rosso per la toga rossa», ha spiegato l’ex sindaco di Firenze.

Nel volumetto di quarantadue pagine c'è copia dei venti capi d’accusa mossi dal senatore nella denuncia disciplinare contro i pubblici ministeri della Procura di Firenze, Antonino Nastasi e Luca Turco. Quando quest'ultimo è entrato in aula, il senatore di Italia Viva era già seduto. Il magistrato si è rivolto verso l’esponente politico e gli ha chiesto: «Ma perché lei ha tutti questi quaderni? Lei non può portarli qui». L’ex segretario del Partito Democratico, visibilmente stizzito, gli ha prontamente risposto: «Ma come si permette? Lei non ha alcun titolo per dirmi che cosa portare e cosa no. Decide il giudice, non lei. Faccia il suo e non si permetta».

Un botta e risposta al fulmicotone, che descrive alla perfezione il clima infuocato che si respirava ieri all’interno del tribunale toscano. «Ho distribuito il quaderno in aula e l’ho messo a disposizione di tutti - ha dichiarato Renzi al termine dell'udienza - Perché quaderno rosso per toga rossa? Perché il pm Turco apparteneva a quella corrente che viene chiamata delle toghe rosse. Questo è un processo alla rovescia. L’accusa ha cercato di difendersi dalle considerazioni straordinarie fatte un mese fa dalla difesa - ha aggiunto il senatore di Italia Viva - La difesa ha dimostrato che non stanno in piedi le considerazioni dell’accusa. E quindi l’accusa era in difensiva. Il dottor Luca Turco ha chiaramente violato la legge quando ha preso il telefono di Marco Carrai quando la Cassazione aveva detto di dover distruggere la copia forense del contenuto del cellulare».

La nuova udienza è fissata per il prossimo 12 maggio: in quella data il gup deciderà sulle eccezioni e sull’ammissione degli atti depositati dalla procura e dalle difese.

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