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I mobili dei Casamonica custoditi nella coop della moglie di Soumahoro

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Nuovi retroscena inediti sul caso del deputato eletto con l'Alleanza Verdi-Sinistra, Aboubakar Soumahoro. Come riportato dal quotidiano La Repubblica all'interno del garage di un centro per migranti gestito dalla coop della moglie e della suocera di Soumahoro erano custoditi mobili del clan Casamonica.

Un "giallo" che sarebbe stato denunciato quasi quattro anni fa dall'allora senatrice M5s Elena Fattori, passata poi a Sinistra Italiana, all'allora sottosegretario agli interni Luigi Gaetti. Ma la relazione della parlamentare, che l'11 marzo 2019 visitò il Cas "Rehema", non sarebbe mai finita sul tavolo di un magistrato. Fattori riferì quanto le aveva confessato una dipendente della struttura, secondo la quale all'epoca la cooperativa Karibu, presieduta dalla suocera di Soumahoro, Marie Terese Mukamitsindo e amministrata anche da Liliane Murekatete, compagna del deputato, avrebbe pagato circa 10mila euro per un sub-affitto. E che in alcuni locali del Cas erano stipati mobili che "appartenevano a una famiglia importante, alla famiglia Casamonica". Ma non è la sola denuncia di quel periodo. Il 23 maggio 2019, infatti, Rosella Di Giulio, direttore dell'esecuzione del contratto di appalto nei confronti di Karibu per conto della prefettura di Latina, inviò agli stessi vertici della prefettura e alla cooperativa una relazione sullo stato del Cas dopo la visita ispettiva del 13 novembre 2018. Nel documento erano segnalati carenze igieniche; sovraffollamento; stanze non idonee; assenza di derattizzazione e deblatizzazione; umidità e muffa nelle stanze; assenza di presidi all'ingresso e all'uscita; scarsa pulizia e, anche, la presenza di mobili vecchi. In alcune stanze, poi, le suppellettili sarebbero state addirittura assenti. Inoltre, già nel 2019 erano note le difficoltà della coop Karibu visto che sulla base di un decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Latina il 28 settembre, il custode giudiziario il successivo 14 dicembre aveva intimato alla società il pagamento di 139mila euro. Somma non versata, con conseguente pignoramento di tutti i crediti vantati da Mukamitsindo nei confronti di ministero dell'Interno, Regione Lazio e Comuni di Latina e di Sezze.

Ieri presso il tribunale di Latina, davanti al gip Giuseppe Molfese e in presenza del pm Giuseppe Miliano, si sono svolti gli interrogatori di Mukamitsindo e di Murekatete, entrambe indagate. Secondo indiscrezioni, la suocera di Soumahoro si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere, mentre la compagna di Aboubakar avrebbe negato gli addebiti. Come riporta il Corriere della Sera, arriva subito l'eco di un imminente guerra in famiglia: Liliane avrebbe depositato documenti per prendere le distanze dalla gestione della madre Marie Therese.


 

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