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Tangenti Qatar, l'inchiesta si allarga a un altro eurodeputato socialista

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Gianni Di Capua
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 Restano in carcere quattro delle sei persone fermate nell'ambito del «Qatargate» che coinvolge l'Europarlamento. Per loro accuse di vario titolo che vanno dall'associazione a delinquere al riciclaggio di denaro alla corruzione. Secondo i media locali tra gli arresti convalidati c'è anche quello della vicepresidente Eva Kaili, del suo compagno Francesco Giorgi e dell'ex deputato S&D Antonio Panzeri oltre a un lobbista. Il padre di Kaili, che era stato sorpreso con una valigia piena di contanti mentre usciva da un hotel di Bruxelles, è stato rilasciato. Infine, Luca Visentini, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, è stato rilasciato con condizioni.

 

L'indagine belga, volta a verificare che terze parti in posizioni politiche e/o strategiche nel Parlamento Europeo abbiamo ricevuto ingenti somme di denaro o doni per influenzare le decisioni del Parlamento, potrebbe allargarsi. Gli inquirenti infatti hanno perquisito la casa dell'eurodeputato socialista Marc Tarabella, che non si trova in stato di fermo. Presente anche la presidente Roberta Metsola in quanto la costituzione belga (articolo 59) richiede la presenza del Presidente del Parlamento in caso di una perquisizione domiciliare di un deputato eletto in Belgio. Il portavoce della presidente, Juri Laas, ha rimarcato come sia l'Europarlamento che Metsola «si oppongono fermamente alla corruzione e collaborano attivamente e pienamente con le autorità di contrasto e giudiziarie per favorire il corso della giustizia».

 

Intanto il Qatar, convitato di pietra dello scandalo, respinge «categoricamente» ogni tentativo di «associarlo ad accuse di cattiva condotta». Doha assicurare infatti di operare sempre «nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti internazionali».

Secondo il commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni «se qualcuno ha preso soldi per influenzare l'opinione del Parlamento europeo sarebbe una delle più drammatiche storie di corruzione degli ultimi anni». La vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno infine, da un lato, sottolinea come non si tratti di «un caso italiano» mentre dall'altro annuncia che S&D è pronto a costituirsi come «parte lesa» nei procedimenti.
L'eurodeputata del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara, in un'intervista con l'agenzia Adnkronos, racconta un retroscena che riguarda proprio la vicepresidente Eva Kaili. «Ho notato, come tutti, la sua presenza - racconta - durante la votazione in Commissione Libe lo scorso 1 dicembre sulla liberalizzazione dei visti per il Qatar.

 

Francamente mi aveva sorpreso, visto che lei non è membro titolare né sostituto di quella Commissione e non ha mai partecipato ai lavori». Su quella e altre votazioni ora potrebbero concentrarsi le indagini in corso a Bruxelles. «Bisogna chiedere al gruppo S&D le ragioni di questo avvicendamento che, guardando il tabulato della votazione, non riguarda solo lei. Queste sono dinamiche di gruppo, che noi chiaramente non possiamo conoscere», spiega Ferrara a proposito del voto di Kaili, sospesa dalla sua posizione di vicepresidente dell'Europarlamento dopo la bufera che l'ha investita. Tuttavia, annuncia l'eurodeputata M5S, «alla luce del gravissimo scandalo Qatargate, noi sosterremo la richiesta del relatore di affossare questo provvedimento e la settimana prossima in plenaria voteremo contro al via libera del mandato negoziale all'esenzione dei visti per l'Ue a favore dei cittadini provenienti da Qatar e Kuwait». «Io stessa - racconta ancora Ferrara - avevo chiesto informazioni sul trattamento privilegiato riservato ai qatarini previsto in quel rapporto, tenuto conto che se per il Kuwait si prevedeva un blocco dei negoziati per la liberalizzazione fin quando non si fosse dotato di una moratoria per la pena di morte, per il Qatar i negoziati procedevano e sarebbero stati sospesi qualora fosse stata eseguita una pena capitale. Mi risposero che il Kuwait aveva ucciso sette attivisti durante il viaggio ufficiale del vicepresidente della Commissione europea Schinas nel Paese, mentre il Qatar non stava effettuando esecuzioni, ragione per cui tra i gruppi si decise di trovare questa soluzione di compromesso».

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