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Salone Nautico di Genova, operatori in difficoltà: "Come votiamo". E scoppia la polemica

Christian Campigli
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Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”. Un principio indiscutibile, chiaro e netto, quello espresso dall'articolo 48 della nostra Costituzione. Un punto nodale, che rende antitetiche le democrazie dalle dittature. Un diritto-dovere, che molti operatori del settore nautico rischiano di non poter esercitare il prossimo 25 settembre. Duemila, duemilacinquecento tra imprenditori, broker e artigiani che saranno impegnati dal 22 al 27 settore in uno dei più importanti saloni del mondo, quello di Genova. Un comparto nel quale il nostro Paese eccelle, a livello mondiale. E che riesce a far convivere innovazione tecnologica e tradizione artigiana.

Ma se i visitatori potranno optare per giorni alternativi alla domenica o potranno recarsi alle urne prima della partenza o al ritorno dal capoluogo ligure, lo stesso non si può dire degli operatori. Impegnati tutta la settimana nell'allestire la prestigiosa fiera. “Abbiamo provato a chiedere al Prefetto di istituire un banchetto all'interno del salone - ci racconta un imprenditore toscano, a microfoni spenti - Ci è stato detto che la legge non lo consente. Abbiamo allora provato a convincerlo a darci una sorta di dispensa per poterci recare in un seggio speciale, a Genova. Stessa chiusura. Il salone è stato organizzato quando nessuno pensava alla caduta di Mario Draghi e non è stato possibile spostarlo. Dispiace, perché con la tecnologia della quale siamo in possesso oggi sarebbe stato semplice superare questo problema. Francamente trovo surreale dover scegliere tra il lavoro che amo, i miei dipendenti e il mio diritto di poter esprimere una preferenza su chi mandare al governo. Accendo la televisione, leggo i giornali e son tutti appelli al voto. Da destra a sinistra. Poi, quando si deve affrontare e risolvere una grana mi trovo di fronte solo burocrati che fan spallucce. Così non va bene, molti di noi non andranno alle urne. E non credo sia un bene per l'Italia e per la nostra traballante democrazia”.

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