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“Rincari del gas fuori controllo”. Industrie in ginocchio, il report è raggelante

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Prezzo del gas record, inflazione e tassi più su per un contesto difficile nella seconda metà del 2022. È la sintesi del quadro tracciato dal Centro studi di Confindustria nella sua congiuntura flash di settembre. In generale, "lo scenario vira al ribasso". Pesa il rincaro del gas da agosto, "divenuto fuori controllo, sulla scia dei tagli delle forniture dalla Russia". Il prezzo "ha raggiunto livelli insostenibili, impensabili ancora qualche mese fa e avrà l’effetto di spingere ancora più in alto l’inflazione e i costi delle imprese", viene rimarcato. Cattive notizie arrivano dal settore produttivo. Secondo il Centro studi di Confindustria, "la resilienza dell'industria è alle corde, dopo troppi mesi di impatto del caro-energia sui margini delle imprese: soffriranno gli investimenti".

 

 

Rischi anche per il Prodotto interno lordo italiano. Nel caso in cui il prezzo del gas rimanga fino a fine 2023 a 235 euro/mwh (il valore medio di agosto), si evidenzia in una simulazione proposta dal Csc, l'impatto per l'economia italiana (rispetto a un baseline in cui è tenuto fermo alla media dei primi 6 mesi del 2022: 99 euro) è stimato in una minore crescita del Pil del 2,2% nel biennio e 383mila occupati in meno. Scenario più fosco nel caso in cui dovesse aumentare a 298 euro/mwh (il livello medio atteso dai futures), si parla di una riduzione del Pil del 3,2% nel biennio e 582mila occupati in meno. "L'abnorme rincaro del gas e i rischi di carenza sui volumi - viene sottolineato - hanno un impatto pesante sull'Italia e gli altri paesi europei, importatori di gas. Frenando le altre economie, ciò penalizza ancor più l'Italia, attraverso un minore export"

 

 

Gas ma non solo. A lasciare il segno è anche l'inflazione record (ad agosto +8,4% su anno, stando ai dati Istat di venerdì), "che erode il reddito delle famiglie e minaccia i consumi, protetti (in parte e non per molto ancora) dal risparmio accumulato". Inoltre, il rialzo dei tassi deciso dalla Banca centrale europea "potrebbe gettare ulteriore benzina sul fuoco visto che non riuscirà a fermare l’inflazione (che è determinata da fattori esogeni) e rischia solo di accentuare la recessione in arrivo, che i mercati già scontano nella riduzione dei prezzi delle materie prime non energetiche".

 

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