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Contro l'emergenza energia solo un taglietto al riscaldamento. Al governo mancano le risorse

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Carlantonio Solimene
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Un approccio «soft» perché, al momento, la situazione non richiede ancora provvedimenti tranchant come quelli adottati da altri Paesi europei. È l'approccio del governo italiano, assai stridente, in realtà, con l'allarme lanciato da imprese e consumatori alle prese con caro bollette ed emergenza energetica. Solo ieri il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha parlato di «terremoto economico» e ha invocato un immediato intervento dell'esecutivo. Ma, per adesso, da Palazzo Chigi si getta acqua sul fuoco. Ieri il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha presentato il piano di risparmio energetico in Cdm e la linea guida è quella della prudenza. I negozi non chiuderanno in anticipo né si ipotizza un ricorso massiccio allo smart working per i dipendenti pubblici. La sola misura immediata, in arrivo con un imminente decreto ministeriale, sarà l'obbligo di spegnere i termosifoni un'ora prima nelle abitazioni private e negli uffici pubblici, abbassandoli di un grado per portarli da 20 a 19. Un tema che si intreccia con quello dei controlli, sul quale però ancora non si sa nulla. Più che sul pugno duro, però, il governo punterà sulla persuasione, con una serie di spot che punteranno a sensibilizzare gli italiani sull'importanza del risparmio energetico, su quanto possa fare la differenza - in termini di metri cubi di gas risparmiato - non fare docce infinite o dimenticare la luce accesa.

 

 

Escluso, a dispetto di quanto ipotizzato nei giorni scorsi e suggerito dai presidi, un accorciamento dell'orario scolastico. «Non scherziamo» avrebbe detto Cingolani ai ministri, «i ragazzi hanno già pagato sulla loro pelle la pandemia». In quanto alle imprese, dovrebbero arrivare due pacchetti di prezzi calmierati per le energivore e le gasivore, si farà leva sulla produzione interna di energia per aiutare chi in queste ore minaccia di chiudere i battenti. Al momento, infine, non sono all'orizzonte razionamenti dei consumi industriali: l'Italia ha fatto i compiti a casa, il senso del ragionamento di Cingolani, con la dipendenza dal gas di Mosca calata dal 40 al 18% e gli stoccaggi di gas arrivati a oltre l'81% (l'obiettivo per l'inverno è superare il 90). Fontamentale, per il ministro, andare avanti sul rigassificatore di Piombino. Altrimento ci sarebbe il rischio di finire in emergenza nel prossimo marzo. Nel piano che sarà presentato entro il 15 ottobre a Bruxelles, infine, saranno ipotizzati tutti gli scenari. Ma anche in caso di completa interruzione di forniture dalla Russia, alle imprese non sarà chiesto il razionamento, ma solo l'attivazione del servizio di interrompibilità su base volontaria.

 

 

In quanto agli aiuti alle famiglie, la prossima settimana dovrebbe arrivare il nuovo decreto bollette, ma il tema restano le coperture. Se anche le società energetiche pagassero il dovuto della tassa sugli extraprofitti si renderebbero disponibili risorse pari a circa 3 miliardi. Anche con l'extra gettito della riscossione fiscale e tributaria, non si raggiungerebbero i circa 10 miliardi necessari per le misure in esame. Si dovrebbe dunque cercare tra le pieghe del bilancio, visto che Draghi esclude nuovi scostamenti. Nel provvedimento in ogni caso dovrebbero troveranno spazio il rinnovo e possibilmente il rafforzamento del credito d'imposta per le aziende energivore in primis; l'abbattimento degli oneri di sistema e il rinnovo della Cig per le imprese in difficoltà. 

 

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