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Elena Del Pozzo uccisa dalla madre: "In preda a un impeto di gelosia". La ricostruzione e il movente

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In preda a un impeto di gelosia ha ucciso la sua figlioletta di quattro anni e poi, dopo aver seppellito il suo corpicino, ne ha inscenato il rapimento. Solo qualche ora dopo ha confessato tutto agli inquirenti. È la triste storia di Martina Patti, 23 anni, e della sua piccola Elena uccisa, con almeno due fendenti al collo e alla schiena, da quella stessa donna che le aveva dato la vita. L'episodio è avvenuto nel piccolo comune di Mascalucia, in provincia di Catania. Nei confronti della donna la procura etnea ha notificato un fermo per omicidio premeditato e pluriaggravato, ma anche per soppressione di cadavere.

Sembrava un rapimento all'inizio, ma la realtà era ben diversa. Michela Patti, infatti, inizialmente ha denunciato la scomparsa della figlia, raccontando agli inquirenti che la bambina le era stata portata via, mentre le due erano in macchina a Tremestieri, da tre uomini incappucciati. La donna però, non ricordava né il colore della vettura e né il modello. Dopo una lunga notte di interrogatori gli inquirenti, visionando i video delle telecamere di videosorveglianza posizionate nell'area nella quale la donna aveva segnalato l'accaduto, non hanno riscontrato nessuna anomalia. Niente uomini incappucciati, niente bambina. Da qui i primi sospetti sull'attendibilità di quanto riferito dalla donna.

Dopo un lungo interrogatorio poi la Patti ha ceduto fornendo la posizione esatta dove lei stessa aveva sotterrato il corpicino di Elena. La donna da qualche anno aveva interrotto la sua relazione con l'ex marito, Alessandro Nicodemo Del Pozzo, 24 anni, con precedenti per droga e un arresto per rapina del 2020. Il padre della bambina, dopo la rottura con la ex, aveva vissuto in Germania per alcuni anni, dove aveva conosciuto la sua attuale compagna con la quale, tornato in Sicilia, si era rifatto una vita. Una nuova compagna che sembrava andasse parecchio d'accordo con la piccola Elena.

In un primo momento, la Patti, infatti, aveva tentato di dirottare la pista del rapimento della figlia additando le cause al padre e ai suoi precedenti. "Ad un certo punto mi ha chiamato dicendomi che avevano rapito Elena, che erano incappucciati - ha raccontato la nonna paterna della bambina, Rosaria Testa - mi ha detto che gli uomini le avrebbero detto che questa sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto suo marito e che Elena era già morta". Il padre della bambina però avrebbe riferito subito alla madre che "in seguito a quei fatti non aveva né più visto né sentito nessuno, rispetto a coloro con i quali era coinvolto nella vicenda di droga", ha raccontato ancora la nonna.

Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti Martina Patti il 13 giugno, verso ora di pranzo, sarebbe andata a prendere Elena all'asilo. Poi sarebbe giunta a casa dove avrebbe ucciso la bambina, colpendola con un coltello da cucina. A quel punto avrebbe portato il cadavere della piccola in un terreno incolto, in via Turati, dove Elena è stata trovata seppellita dentro sacchi neri. Solo dopo si sarebbe recata dai Carabinieri disperata, raccontando loro che la sua piccola era stata rapita.

La sera prima dell'omicidio Elena aveva dormito a casa del padre, insieme alla nuova compagna dell'uomo. Sembrerebbe che la madre avesse intuito che la figlia stava per allacciare un rapporto con la donna, "forse ha avuto paura che la figlia si potesse affezionare troppo alla nuova compagna dell'ex", hanno spiegato Piercarmine Sica, comandante del reparto operativo di Catania e Rino Coppola, comandante provinciale di Catania. Nel luogo dove è stato ritrovato il corpo della bambina è stata rinvenuta anche una pala da giardino "che la madre si sarebbe procurata la mattina, prima ancora di recarsi in asilo dalla bambina", ipotizzano gli inquirenti. In assenza di contraddittorio tra le parti, adesso potrebbero emergere altri dettagli circa la vicenda. La fase investigativa è ancora in corso per capire se la madre di Elena abbia agito o meno in presenza di un complice.

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