Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

L'insostenibile lentezza della giustizia tributaria: non giudica imputati ma contribuenti

Esplora:

Pietro Bracco - fiscalista e adjunct professor Luiss Business School
  • a
  • a
  • a

La più bella udienza in Commissione Tributaria (CT) che ho avuto fino a oggi è iniziata con un rimprovero dal relatore (che è chi, tra i 3 membri della CT, studia la pratica e redige la sentenza). Si è lamentato della lunghezza dell'atto perché i giudici tributari sono part-time. Detto questo, è partito con una serie di domande azzeccate. Aveva studiato nel dettaglio tutte le carte. Non mi ricordo se ho vinto od ho perso. Mi ricordo solo la professionalità del relatore e la linearità della sentenza. Chapeau! Certo, ho avuto anche udienze da bar di Guerre Stellari e sentenze da Stele di Rosetta. Ma non è questo quello di cui voglio parlare oggi. Preferisco concentrarmi sulla ragione principale del rimprovero che mi sono beccato: i giudici tributari sono part-time. Quindi, fanno un altro lavoro e poi prendono un po' di tempo per giudicare di tasse. Dati circa 2.800 giudici tributari, più della metà sono magistrati di altre giurisdizioni (civile, penale, contabile, militare, ecc.). I restanti fanno altre professioni; avvocati e commercialisti, oltre, tanto per dare un po' di colore, ad agronomi, architetti, geometri, dipendenti pubblici, docenti di scuole secondarie e altro. Importante la platea dei pensionati: 300 e più. Il tempo parziale viene anche indicato come causa della lungaggine dei procedimenti.

 

 

La giustizia tributaria ha 3 gradi: CT Provinciale, CT Regionale e Corte di Cassazione. Non sto a snocciolare dati statistici; mi limito a dire che sono in attesa della fissazione dell'udienza in Cassazione per contenziosi iniziati quando non avevo figli, mentre ragiono con mia figlia più grande sul liceo che frequenterà tra un annetto e mezzo. È arrivato il momento che giudici tributari abbiano tutto il tempo per dedicarsi alla giustizia tributaria ed evitare così di fare confusione tra i lavori, come quella volta in cui un giudice penale di professione e tributario part time mi disse «la parola all'imputato; «Presidente, non penso il mio cliente l'abbia fatta così grave»; «sì, scusi, la parola al contribuente». Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che prevede la figura del magistrato tributario professionale a tempo pieno. Ora inizia l'iter in Parlamento per la sua approvazione, che viaggerà in parallelo alla riforma tributaria. D'altronde si suole dire che entrambi i Ddl vadano a braccetto con il Pnrr. Si badi bene, come amo mettere nei ricorsi per evidenziare una questione.

 

 

La giustizia tributaria, come ogni altra attività, è fatta da essere umani, siano giudici, difensori, contribuenti o funzionari. Il relatore che ho citato ne è un esempio positivo. Va bene dare l'esclusiva al giudice tributario ma serve la cultura di un giudizio attivato dai contribuenti solo quando necessario, coltivato dallo Stato quando effettivamente ha ragione e gestito dal giudice con professionalità e imparzialità. E questo non è un sogno ma un impegno che ci dobbiamo prendere tutti. E ora la parola all'imputato! No, scusate, al relatore!

 

Dai blog