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Cei, ecco il nuovo nome per i vescovi italiani. Zuppi e Lojudice in testa

Camillo Barone
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È tempo di nomine per la Conferenza episcopale italiana. E mai come in questo periodo gli scenari appaiono di estrema delicatezza per via delle sfide future che la Chiesa cattolica dovrà affrontare in Italia, e non solo. La Cei è vista da tutti i vescovi cattolici europei e occidentali come un importante punto di riferimento, e la risonanza che può avere il nome della nuova guida non è da tenere sottotraccia. I vescovi italiani si riuniranno in assemblea generale lunedì 23 maggio. Ad aprire l’incontro sarà Papa Francesco, che terrà un dialogo a porte chiuse con i pastori, dopodiché i lavori – in programma all’Hilton Rome Airport di Fiumicino – proseguiranno da martedì 24 fino al 27 maggio. Secondo l’articolo 26 dello statuto della Cei i vescovi saranno chiamati ad approvare una terna di nomi che poi verranno sottoposti al Papa, il quale potrà decidere personalmente il futuro presidente della Conferenza episcopale. Francesco in una recente intervista ha già dato delle indicazioni ben precise sul profilo che i vescovi dovranno eleggere: «Preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole».

 

 

Analizzando questa forte e chiara indicazione è possibile partire già da un elemento importante: quasi tutti i cardinali italiani in età da presidenza della Cei sono di nomina bergogliana, e quindi estremamente vicini al suo carisma e al suo modus operandi. Tra questi i nomi più qualificati e dati per eleggibili sono il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna dal 2015 e il cardinale Paolo Lojudice, vescovo di Siena dal 2019. Entrambi i presbiteri provengono dalle periferie romane, ed entrambi sono stati vescovi ausiliari della diocesi di Roma, lavorando quindi a stretto contatto con Papa Francesco. Si tratta di personalità molto giovani per la media storica dei cardinali italiani, e sia l’uno che l’altro potrebbero segnare un cambiamento non di poco conto per la vita della chiesa italiana, che ad oggi è profondamente divisa su numerose questioni che diventeranno sempre più urgenti. Zuppi è il cardinale presbitero della Comunità di Sant’Egidio, l’associazione nata nel 1968 che col contributo di Bergoglio ha vissuto una spinta ancora più incisiva nell’azione diplomatica del Vaticano e di molte conferenze episcopali in tutto il mondo.

 

 

Da sempre molto vicino anche alla realtà dello scoutismo, è stato un profondo amico dell’ex presidente del Parlamento europeo David Sassoli, di cui ha seguito il percorso personale e politico. È una voce moderata sui temi più divisivi per i cattolici italiani. Nel 2020 ha partecipato ad un webinar organizzato dai ragazzi del Progetto Giovani Cristiani LGBT, movimento nazionale di giovani cattolici e di altre confessioni che vivono apertamente nella Chiesa il proprio orientamento sessuale, anche se non sono ufficialmente riconosciuti dal Catechismo della chiesa cattolica. Ma allo stesso tempo ha incontrato anche i componenti di «Courage», l’associazione di omosessuali cattolici riconosciuta dal Vaticano, che però invita i suoi membri a vivere l’omosessualità secondo i dettami più rigidi del Catechismo. «Zuppi potrebbe apparire ai più come una figura troppo compromessa, anche se come personalità sarebbe perfettamente in grado di mantenere un certo equilibrio», spiega una fonte vaticana a Il Tempo. «Se eletto presidente della Cei, salirebbe in pole position come successore di Bergoglio per la stima che avrebbe tra tutti i cardinali nominati dal papa argentino». Un motivo in più per monitorare quello che accadrà la settimana prossima a Roma.

 

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