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Il ricatto di Putin manda in tilt l'Europa. "Quattro Paesi hanno pagato il gas in rubli", accuse e sospetti

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Scoppia la guerra del gas. La Russia ha annunciato di aver interrotto le forniture energetiche nei confronti di Polonia e Bulgaria che si sono opposte alla richiesta di Mosca di pagare in rubli. Ma in Europa alcuni Paesi potrebbero cedere al ricatto del gas del presidente russo Vladimir Putin. "Ad oggi tutte quelle che sono le forniture di gas dalla Russia continuano ad andare avanti regolarmente",  ha assicurato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, parlando con i giornalisti a Strasburgo, all’indomani dello stop di Gazprom alle forniture a Polonia e Bulgaria. "La richiesta di pagare in rubli è una violazione del contratto - ha ricordato il titolare della Farnesina - Per questo prenderemo una decisione a livello europeo, ma è chiaro ed evidente che i nostri contratti prevedono il pagamento in euro e noi pagheremo in euro".

 Gli ambasciatori dell’Ue, riuniti oggi nel Coreper, sulla questione pagamenti in rubli hanno espresso "massima solidarietà da parte di tutti a Polonia e Bulgaria per l’interruzione delle forniture da parte russa",  riferisce una fonte diplomatica Ue. "Molti Stati membri hanno espresso perplessità sul contenuto delle linee guida predisposte dalla Commissione in materia che, anche a detta di alcune imprese importatrici europee, non sarebbero sufficientemente chiare su ciò che è consentìto o non è consentito fare", continua la fonte. La Commissione pertanto "si è impegnata ad elaborare una versione rivista di queste linee guida e la questione sarà oggetto di un Consiglio energia straordinario che la Presidenza francese convocherà nei prossimi giorni". In altre parole, non è espressamente negata la possibilità di pagare in rubli, e l'Europa vuole reprimere ogni "tentazione". 

"Polonia e Bulgaria ci hanno aggiornato sulla situazione, entrambi stanno ricevendo gas dai loro vicini europei", ha spiegato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ma il tema agita l'Europa. Il presidente del Partito popolare europeo, Donald Tusk, accusa Vienna, Berlino e Budapest di essere pronte a pagare il gas russo in rubli. "Ho sentito che non solo l’Ungheria, ma anche l’Austria e la Germania sono pronte a pagare il gas in rubli. Sono ancora nell’eurozona o nella rublozona?", ha twittato l’ex presidente del Consiglio europeo, che è stato anche premier polacco. 

Secondo Bloomberg, sarebbero quattro acquirenti europei hanno già pagato in rubli il gas di Gazprom e dieci hanno aperto i conti presso Gazprombank necessari per assecondare la richiesta di Mosca. 

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