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In Italia può parlare solo chi vuole armare l'Ucraina, Vittorio Feltri in soccorso del prof Alessandro Orsini

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La libertà di pensiero, se non è morta, è moribonda e l'esempio lampante è che il professor Alessandro Orsini, una delle poche voci fuori dal coro sulla guerra in Ucraina, "viene coperto di insulti" e "censurato". Vittorio Feltri sulla prima pagina di Libero affronta il tema spinoso della libertà di pensiero e di stampa in un momento in cui i media "si stanno occupando fino alla nausea" della guerra scatenata dalla Russia di Vladimir Putin. 

 

Il direttore editoriale del quotidiano, come è noto, è per una resa degli ucraini destinati in ogni caso a soccombere alla potenza delle forze armate di Mosca. "È obbligatorio, per essere à la page, dire che gli ucraini che affrontano a viso aperto i soldati di Mosca sono eroi perché preferiscono morire piuttosto che soccombere a Putin. Siamo alla celebrazione dell'eroismo come valore assoluto", scrive Feltri nel suo editoriale in cui ribadisce: "È sciocco battersi alla morte contro un avversario che ti sovrasta".

 

"Anche in Italia, forse in Europa, è passato il principio che la libertà di pensiero è concessa esclusivamente a chi dice che è necessario fornire armi a Zelensky per resistere - argomenta il direttore - Se qualcuno invece sostiene che non è lecito rinforzare l'esercito ucraino destinato alla sconfitta, apriti cielo: viene coperto di insulti, censurato". Come Orsini, "che ha idee non conformi alla vulgata di moda, se in tv osa contraddire i soloni sostenitori della necessità di combattere, viene censurato. Vietato dichiarare che l'importante è limitare le stragi e quindi la diffusione di carrarmati e roba simile". Feltri ammette di non poter condividere ogni sua dichiarazione, "tuttavia le sue affabulazioni sono interessanti e le ascolto volentieri, escono da una bocca collegata bene col cervello. Non capisco perché, con tutti i cretini che ingombrano il video, l'unico da espellere sia lui". Il motivo? "Evidentemente la libertà di pensiero se non è morta è moribonda", conclude il direttore.
 

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