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Non sono un bugiardo, la drammatica lettera di Ratzinger sugli abusi: "Presto davanti al giudice ultimo"

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Non sono un «bugiardo», il Papa «è con me». Il Pontefice emerito, Benedetto XVI, in una accorata lettera -resa nota oggi dal Vaticano - chiarisce la sua posizione a proposito del rapporto sugli abusi nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga quando lui era arcivescovo, a proposito del quale erano sorti dei fraintendimenti. Joseph Ratzinger, 94 anni,  nella lettera dà voce al suo dolore e alla profonda sofferenza per il fatto che qualcuno abbia potuto dubitare sulla sua sincerità e spiega che Papa Francesco è con lui. «A seguito della presentazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga il 20 gennaio 2022, mi preme rivolgere a tutti voi una parola personale. Infatti, anche se ho potuto essere arcivescovo di Monaco e Frisinga per poco meno di cinque anni, - scrive Ratzinger - nell’intimo continua comunque a persistere la profonda appartenenza all’arcidiocesi di Monaco come mia patria. Vorrei innanzitutto esprimere una parola di cordiale ringraziamento».

 

Benedetto XVI parla col cuore in mano: «In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade. Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso».

 

«Sempre più - scrive Ratzinger- comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi quando vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente. Che in quel momento i discepoli dormissero rappresenta purtroppo la situazione che anche oggi si verifica di nuovo e per la quale anche io mi sento interpellato. È così posso solo pregare il Signore e supplicare tutti gli angeli e i santi e voi, care sorelle e fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro». Infine Ratzinger affronta il tema della morte:  Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la  destra, gli dice: ’Non temere! Sono io'».

 

Ma Ratzinger «non era a conoscenza né del fatto che il sacerdote X fosse un abusatore, né che fosse inserito nell’attività pastorale» e non gli si può imputare un «errore di trascrizione come falsa deposizione consapevole o ’bugia'», si legge nell’analisi sui fatti contestati a Benedetto XVI redatta da un gruppo di esperti di diritto, collaboratori del Papa emerito: Stefan Mueckl, Helmuth Pree, Stefan Korta, Carsten Brennecke, che già erano stati coinvolti nella stesura delle 82 pagine di risposta alle domande della commissione. Quelle risposte, allegate al rapporto sugli abusi a Monaco, avevano suscitato polemiche e contenevano un errore di trascrizione che aveva portato ad affermare l’assenza dell’arcivescovo Ratzinger alla riunione in cui si decise di accogliere un sacerdote che si era macchiato di abusi.  «Non si può imputare a Benedetto XVI quest’errore di trascrizione come falsa deposizione consapevole o ’bugia'», si sottolinea nell’analisi. Tra l’altro, già nel 2010 diversi articoli di stampa, mai smentiti, parlarono della presenza di Ratzinger a quella riunione e lo stesso Papa emerito, nella biografia scritta da Peter Seewald e pubblicata nel 2020, afferma di essere stato presente. Gli esperti inoltre affermano che in nessuno dei casi analizzati dal rapporto Joseph Ratzinger era a conoscenza di abusi sessuali commessi o del sospetto di abusi sessuali commessi dai sacerdoti. La documentazione non fornisce alcuna prova in senso contrario e in effetti, rispondendo a precise domande su questo punto durante la conferenza stampa di presentazione, gli stessi legali che hanno redatto il rapporto hanno affermato di presumere con probabilità che Ratzinger sapesse, ma senza che questa loro affermazione sia corroborata da testimonianze o documenti. Infine, gli esperti smentiscono che nelle risposte da loro redatte per conto del Papa emerito si sia minimizzata la gravità del comportamento esibizionista di un sacerdote.

 

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