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La scuola dei sogni di Patrizio Bianchi. Il ministro nega il boom di contagi e i presidi insorgono

Giusi Brega
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Le classi in cui è stata attivata la Dad sono solo il 6,6%. Lo assicura il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. Un numero ben lontano da quel 50% stimato da Antonello Giannelli, presidente dell'associazione nazionale presidi, al quale Bianchi, pur senza citarlo, replica: «In questi giorni ho sentito proporre come stime quelle che erano considerazioni senza basi numeriche -dice assicurando però di non voler "fare polemiche" - ma io sono venuto qui con dei dati». E i dati parlano di un 93,4% delle classi in presenza, l'88,4% degli alunni. «Per l'infanzia il numero degli alunni positivi o in quarantena è il 9%, quindi quelli in presenza sono il 91%. Per la primaria gli alunni positivi o in Dad sono il 10,9%, per la scuola di primo e secondo grado gli alunni in Dad o in didattica integrata sono il 12,5%», spiega Bianchi. Più da vicino, si va dall'8,2% di classi in Dad in Lombardia al 13,7% in Molise.

 

 

Giannelli - che aspettava «con ansia» questi numeri, dicendosi felice qualora le sue stime fossero risultate «sbagliate ed esagerate» - ha subito replicato: «Prendiamo atto con soddisfazione dei dati diffusi dal ministro Bianchi», puntualizzando però che «le nostre stime erano diverse in quanto basate sulle continue e costanti comunicazioni dei nostri iscritti, provenienti da tutto il territorio nazionale, che segnalavano l'infittirsi dei casi di contagio». E rilancia chiedendo che «da ora in avanti, il ministero pubblichi con cadenza settimanale tutte le statistiche necessarie ad avere contezza del quadro generale». Inoltre, ricorda che «non c'è ancora nessuna novità sulle mascherine Ffp2, non è cambiato nulla. Solo silenzio sulla nostra richiesta di distribuzione gratuita a studenti e professori, fatta quando abbiamo anche domandato la posticipazione del rientro in presenza».

 

 

«Finalmente Bianchi, dopo mesi di richieste da parte nostra lasciate inevase, ha fornito alcuni dati che, però, si limitano alle percentuali e danno un'idea riduttiva del reale disagio che le scuole stanno vivendo», è il commento di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. «Comunque le percentuali regionali non sono confrontabili, considerata l'enorme differenza di popolazione studentesca fra i vari territori», spiega. «Per esempio, il dato del 4,9% di classi in Dad e quarantena relativo alla Campania è del tutto fuorviante, dal momento che un centinaio di sindaci ha emanato ordinanze di chiusura delle scuole dopo la pausa natalizia. Stesso discorso vale per la Sicilia (4,4%) e la Calabria (2,9%). Non si spiegherebbe altrimenti la differenza tra queste regioni e, per esempio, la Lombardia», conclude Di Meglio. Guerra dei numeri a parte, il mantra che risuona dagli istituti scolastici è «semplificazione». Come ribadito da Giannelli, i presidi chiedono «che venga drasticamente semplificato il protocollo di gestione dei casi positivi, allo stato attuale del tutto inapplicabile per il collasso dei dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie, nonostante l'immane sforzo di collaborazione sopportato dalle scuole». E, quantomeno su questo, Giannelli e Bianchi si trovano d'accordo. Anche il ministro, infatti, ammette che «serve una semplificazione». Ma, allo stesso tempo, spiega che «molte delle problematiche attuali sono date da letture differenziate dei protocolli a livello territoriale da parte delle stesse autorità sanitarie». E chiede l'intervento dei ministri Speranza e Gelmini per una «omogeneizzazione dei sistemi».

 

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