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Donna incinta respinta perché senza Covid-test, l'accusa dopo l'aborto: "È mancata l'umanità". Il caso di Sassari

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Una decisione sofferta portata avanti non per vendetta ma per dare un senso a una vicenda assurda conclusasi in tragedia. La donna che ha denunciato di aver perso il bambino che portava in grembo dopo essere stata respinta dal pronto soccorso di Sassari per non avere con sé un tampone Covid negativo parla attraverso il suo avvocato che spiega le ragioni dell'iniziativa legale. 

 

"La decisione di sporgere denuncia querela è avvenuta dopo giorni di sofferenza psicologica da parte della mia assistita, che non pensava ad altro se non al bambino che non c’era più. Dopo aver parlato insieme abbiamo valutato la possibilità di ricorrere alle vie legali, ma non per avere un risarcimento danni o per vendetta: la volontà è di dare un senso a tutto quello che è successo. Da parte dell’Azienda Ospedaliera non è arrivato nessun messaggio di scuse, è mancata l’umanità", dice l’avvocato Gabriele Sechi, rappresentante legale dei coniugi Alessia ed Enzo Nappi, rilasciando alcune dichiarazioni a LaPresse.

 

La donna, incinta di 5 settimane, ha perso il bambino dopo essere stata respinta dal Pronto Soccorso ostetrico-ginecologico delle Cliniche San Pietro di Sassari perché non in possesso del referto di un tampone molecolare anti-Covid. "La denuncia è stata depositata ieri - ha proseguito l’avvocato - ora aspettiamo quella che sarà l’evoluzione. Sarà sicuramente un percorso complicato, siamo consapevoli di aver pestato dei piedi in maniera importante, i responsabili dell’Azienda non saranno sicuramente contenti. Ma nonostante la giovane età e quello che le è successo, la mia assistita è una donna forte e determinata. Si sarebbe potuto risolvere tutto con un gesto conciliante, chi di dovere avrebbe dovuto assumersi le proprie responsabilità" dice il legale.

 

Sulla vicenda Giorgia Meloni aveva annunciato da parte di Fratelli d’Italia un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute, Roberto Speranza: "Una storia terribile che lascia senza fiato e che non deve finire nel dimenticatoio. Pretendiamo chiarezza e di conoscere le responsabilità. Ad Alessia e a suo marito Enzo il nostro abbraccio e tutta la nostra vicinanza" si legge in una nota. 

"Gli errori si possono commettere, ma negare l’evidenza e addirittura accusare di inventarsi falsità è un atteggiamento imperdonabile. Si dice che la mia assistita abbia rifiutato il tampone, cosa assolutamente non vera: aveva fatto regolarmente due dosi di vaccino anti Covid ed era prenotata per la terza, aveva tutto l’interesse a fare il tampone e ricevere la giusta assistenza medica" spiega l'avvocato. 

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