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La peste suina fa paura, zona rossa in 70 Comuni

Valeria Di Corrado
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Dopo la pandemia da Covid-19 e l'epidemia di aviaria, ora scoppia anche la peste suina africana. Al momento sono tre i cinghiali selvatici contagiati tra il Piemonte e la Liguria: il primo è stato trovato morto il 5 gennaio a Ovada, in provincia di Alessandria. A questi se ne aggiungono altri tre «sospetti», già risultati positivi a un primo screening, che oggi dovranno essere analizzati per una conferma a Perugia, dal Centro di referenza nazionale per la peste suina, presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche. È stata individuata un'area «infetta» che comprende 63 comuni, a cavallo tra le province di Alessandria e Genova, e che, su suggerimento della Comunità europea, si allargherà ora anche a una parte della provincia di Savona. L'invasione dei cinghiali in Italia, sia nelle aree rurali e boschive sia in quelle urbane, rischia di mandare in crisi il comparto suinicolo, che vanta un fatturato importante di circa 11 miliardi frutto del lavoro di 25.000 di aziende agricole.

La peste suina africana, isolata per la prima volta in Kenya cento anni fa, nel 2007 ha fatto la sua prima comparsa nel Caucaso, per poi diffondersi in Russia e Ucraina. Dalle Repubbliche baltiche si è estesa nel 2017 in Repubblica Ceca e Romania, nel 2018 in Ungheria, Bulgaria e Belgio. Nel 2019 ha continuato a espandersiverso i Paesi asiatici (in primis Sud Corea e Cina), e verso ovest, raggiungendo prima la Serbia e poi, nel 2020, Germania e Grecia.

La malattia è endemica in Sardegna e nelle regioni sub-sahariane. Dal primo gennaio 2020 al 28 ottobre 2021 sono stati accertati 6.256 focolai di peste suina africana in 25 Stati nel mondo, il 31,6% dei quali in Romania e il 25,7% in Polonia. È un virus che colpisce i suini domestici e le specie selvatiche, con un indice di mortalità che arriva al 90%. Non esistono cure, né vaccini. Si diffonde con il contatto diretto tra animali infetti o, indirettamente, con l'ingestione di carnee frattaglie, scarti di cucina, o tramite oggetti contaminati. Non si trasmette all'uomo, ma l'uomo può essere veicolo di contagio.

«Riteniamo che il focolaio tra il Piemonte e la Liguria sia stato originato da scarti alimentari o da alcuni capi di abbigliamento infetti-spiega Francesco Feliziani, responsabile del Centro di referenza nazionale per la peste suina - Considerato che quel punto delle Alpi si fonde con gli Appennini, la nostra più grande preoccupazione è che la catena appenninica diventi l'autostrada su cui il virus possa viaggiare da nord a sud d'Italia. Pur non avendo una grande morbilità, è resistente infatti agli agenti atmosferici e persiste nell'ambiente per molti mesi. L'appello che rivolgiamo ai cittadini è di segnalare le carcasse di cinghiali trovate su tutto il territorio nazionale. Chi frequenta il bosco spesso è restio a farlo, per timore che venga interdetta l'area. I cacciatori sono i primi a veicolare la malattia se si disfano delle interiora nell'ambiente.

 

 

Le città, poi, possono diventare una bomba epidemica, proprio per la probabilità che i cinghiali trovino tra i rifiuti urbani scarti di cibo contaminati». «Siamo costretti ad affrontare una grave emergenza sanitaria perché è mancata l'azione di prevenzione di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne: si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari», commenta il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Come raccontato sulle pagine del Tempo il 6 gennaio, spesso vengono attuati tiepidi interventi di contenimento delle specie selvatiche che infestano le nostre città (cinghiali, gabbiani, piccioni, storni, volpi), nonostante la legge nazionale n.157 del 1992, all'articolo 19, preveda l'abbattimento, quando le tecniche ecologiche e incruenti si rivelino inefficaci.

 

 

Nell'anno del Covid stando sempre ai dati della Coldiretti- si è verificato infatti un incidente ogni 48 ore, con 16 vittime e 215 feriti a causa dell'invasione di cinghiali e animali selvatici che non si fermano più davanti a nulla: abbattono recinzioni, guadano fiumi e attraversano strade. L'anno scorso è stato elaborato un Piano di sorveglianza e prevenzione della peste suina africana che ha innalzato il livello di sorveglianza.

Tuttavia ieri, data l'emergenza, al ministero della Salute è stata convocata un'Unità di crisi centrale per affrontare sia la peste suina africana che l'influenza aviaria, creando un coordinamento tra le Regioni. Il virus H5N1 finora ha fatto registrare 298 focolai tra galline ovaiole, polli e tacchini allevati principalmente in Veneto a Lombardia e ha portato all'abbattimento di 14 milioni di capi. Ora anche l'export di salumi è a rischio. Basti pensare che il prosciutto di Parma, il San Daniele e la mortadella sono nella «top ten» dei prodotti made in Italy a marchio dop esportati. Taiwan ha già chiuso le importazioni dall'Italia di carne o derivati suini. Altri Paesi extra Ue come Cina, Australia e Usa, dove non vige la politica di regionalizzazione, potrebbero fare lo stesso se il contagio si diffonde.

 

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