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Tsunami Covid, stop ai ricoveri. Crisi per gli altri malati, pronto soccorso intasati

Antonio Sbraga
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La variante Omicron ricomincia da tre nuovi casi nel Lazio dopo i primi 3 «atterrati» con i voli esteri la scorsa settimana, mentre ieri la Regione ha registrato oltre il 40% di nuovi positivi in più (2652) rispetto a quelli emersi mercoledì scorso (1887), con Roma ben oltre quota-mille (1164). Il rapporto tra positivi e tamponi è dunque salito al 5% con il Lazio che tocca così il «record di persone testate: superati i 5 milioni, in rapporto alla popolazione è il più alto livello in Italia di testing», sottolinea l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, che però lancia un «appello a collaborare nel tracciamento dei casi perché ci giungono troppe segnalazioni dai nostri servizi delle Asl di non collaborazione sul contact tracing e di mancato rispetto delle regole di quarantena per coloro che sono venuti in contatto con un caso positivo. Ricordo che il rispetto delle regole, compreso l'utilizzo della mascherina anche all'aperto lì dove non è possibile mantenere un distanziamento, è assolutamente fondamentale. Chiediamo pertanto la massima collaborazione soprattutto in vista delle prossime festività. L'incidenza è in aumento, il valore Rt è in diminuzione (a 1.01 rispetto a 1.06 della scorsa settimana), ci sono ancora pertanto le condizioni per raffreddare la curva».

 

 

La più brusca impennata, però, si fa ancora sentire nei Pronto Soccorso e nei reparti di degenza: ieri è scattato il blocco dei ricoveri programmabili nei 5 ospedali dell'Asl Roma 5. A causa delle «criticità dovute al sovraffollamento dei Pronto Soccorso Aziendali da parte di pazienti Covid e non Covid», infatti, l'azienda sanitaria tiburtina, che dispone del minor numero di posti letto nel Lazio (899 in meno rispetto agli standard regionali) ha dovuto disporre «il blocco dei ricoveri di elezione in tutti i Presidi Ospedalieri, fatti salvi i ricoveri dei pazienti oncologici e dei pazienti a rischio di rapido deterioramento clinico» nei nosocomi di Tivoli, Colleferro, Palestrina, Monterotondo e Subiaco. Nonostante il leggero calo registrato ieri del numero dei ricoverati con sintomi (805: 21 in meno rispetto a mercoledì), il tasso d'occupazione delle aree mediche nel Lazio (13%) continua ad essere superiore alla media nazionale (12%). Con una differenza che sale a 2 punti percentuali nel tasso d'occupazione (12%) nei reparti di Terapia intensiva laziali (111 i degenti) rispetto alla media nazionale (10%).

 

 

«Dall'Istituto Spallanzani si ribadisce l'importanza dell'uso degli anticorpi monoclonali per avere un secondo argine a variante- sottolinea D'Amato - Pronto un piano per somministrazione anche nei Covid-Hotel». Ma Antonello Maruotti, ordinario di Statistica all'Università Lumsa e cofondatore del gruppo interaccademico di studi statistici sulla pandemia avverte: «Stiamo sottostimando Omicron di cui conosciamo poco, e l'andamento lineare della curva dei casi complica di molto e rende complicato dire quando la crescita si fermerà. È chiaro che davanti a noi abbiamo 2 settimane difficili: probabilmente l'inizio dell'anno e tutto gennaio, come accaduto lo scorso anno, sarà il periodo peggiore».

 

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