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Covid, l'errore più grave è dubitare del vaccino

Fabrizio Cicchitto
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Rispetto ad un anno fa la situazione della pandemia è certamente migliorata grazie ai vaccini, ma essa va gestita con grande attenzione sia per i problemi che tuttora presenta sia per il contesto internazionale che invece è tutt'altro che positivo. Allora non si sente affatto il bisogno di guitti alla ricerca della visibilità perduta (Montesano), di filosofi molto sopravvalutati che si inventano un'emergenza sul terreno della libertà e della democrazia che non esiste (Cacciari), tantomeno di fanatici che credono ciecamente alle fake news che leggono sui social. Tutto ciò al netto di alcuni punti deboli o insidie che esistono a livello geopolitico. In primo luogo c'è un'assenza di vaccini per una larga parte del mondo. In secondo luogo la Cina ha mentito al mondo nell'autunno del 2019 provocando la pandemia. In terzo luogo Putin ha messo in campo hackers e siti che lanciano fake news e puntando a destabilizzare l'Europa. Dicevamo che non c'è bisogno di tutto ciò perché comunque la questione pandemia è complicata di per sé. Fino a quando non sono arrivati i vaccini l'unica arma vera per bloccare la diffusione del contagio era il lockdown che però è una misura che uccide l'economia e che alla lunga fa impazzire la gente. Noi nell'estate del 2020 ci siamo anche illusi di aver risolto attraverso il lockdown il problema. Non era così. Il governo Conte, ma anche regioni come la Lombardia (dove successivamente la Moratti e Bertolaso sono riusciti a imprimere una svolta) allora hanno affrontato male e in ritardo la seconda ondata (che era partita ad ottobre e noi abbiamo cominciato ad affrontarla a fine novembre). Il risultato sono stati altri 90.000 morti.

 

 

Negli USA sulla pandemia da un lato Trump ha commesso tutti gli errori possibili e immaginabili, ma dall'altro lato però ha avuto un'intuizione positiva puntando miliardi e miliardi sui vaccini e quindi finanziando alcune imprese farmaceutiche che hanno fatto miracoli in un anno. Allora un punto è indiscutibile: checché dicano Montesano e Cacciari il vaccino è fondamentale. Anch'esso però va gestito con intelligenza perché è risultato che una singola vaccinazione ha una copertura del 90% per circa 6 mesi. Quindi essi vanno raddoppiati, anzi triplicati. Ciò crea indubbiamente mille problemi politici, psicologi, logistici, ma questa è la realtà: si può essere contagiati anche essendo vaccinati, ma in quel caso gli effetti sono comunque molto attenuati rispetto a chi non è vaccinato. Tutto ciò, e molto altro ancora (tracciamenti, trasporti, scuole), va gestito in modo equilibrato. Non nascondiamoci dietro un dito: l'Italia sta affrontando la situazione più difficile e drammatica (più di 130.000 morti in due anni) dal 1945 e lo sta facendo con leaders, partiti e movimenti il cui livello complessivo è molto inferiore al sistema politica che c'è stato in Italia almeno fino agli anni '80. Certamente non è una cosa normale che Draghi è decisivo per la tenuta dell'Italia, però questa è la realtà. La cosa può anche non piacere, ma se pensiamo al cul de sac in cui ci eravamo cacciati con la seconda fase del Conte due ecco che non si loderanno mai abbastanza prima Renzi per aver fatto saltare quella situazione e poi Mattarella per aver messo in sella Draghi.

 

 

Adesso mentre tutte le questioni sono ancora aperte, anche se impostate positivamente, fra dicembre e febbraio entriamo in una fase assai delicata che riguarda l'elezione del presidente della Repubblica, la tenuta del governo, la tenuta della legislatura. Tre obiettivi assai difficili da raggiungere. In questo quadro sono molte le cose difficilmente comprensibili: le civetterie no vax di una parte della Lega guidata da Borghi e Bagnai, ma fortunatamente contraddetta dai presidenti delle regioni del Nord, il sogno di Salvini di tenersi lontano dal PPE e di dar vita in Europa ad un vasto fronte di estrema destra, il contrapposto sogno di Bettini di dar vita ad un nuovo fronte popolare fra PD, M5s, LeU, magari ispirato da quel Landini che vuole fare lo sciopero generale per mantenere l'Irap e per una ripartizione degli 8 miliardi per abbassare le tasse che escluda del tutto le imprese, dimenticando che occupazione e salari dipendono dalla crescita e non da sussidi o da riduzioni a senso unico della pressione fiscale. Come è evidente quindi entriamo in una fase delicatissima che richiede da parte di tutti un grande senso di responsabilità perché una mossa sbagliata può avere conseguenze devastanti per tutta l'Italia.

 

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