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Stasera Italia, Massimo Cacciari contro governo e vaccino: "Perché non è obbligatorio"

Federica Pascale
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“Il governo dovrebbe attrezzarsi per uscire dall’emergenza a meno che non voglia trasformare l’emergenza in stato d’eccezione.” Lo dice il filosofo Massimo Cacciari ai microfoni di Stasera Italia, il programma televisivo di approfondimento politico che va in onda ogni sera alle 20:30 su Rete4, condotto da Barbara Palombelli. 

Le domande poste a Cacciari vertono tutte su vaccino e green pass. D’altronde, già due giorni fa il filosofo si era espresso negativamente sul super green pass e sulla nuova stretta che ha definito “gravissima e anticostituzionale.” Ricordiamo che il super green pass è il lasciapassare verde che dal 6 dicembre al 15 gennaio sarà nelle mani dei soli vaccinati o guariti da Covid. Il super green pass, come suggerisce il nome, permetterà a chi lo presenta di accedere ad una serie di luoghi che, invece, saranno interdetti a chi possiede un green pass “normale” ottenibile con il solo tampone.

Secondo Cacciari, dovremmo iniziare a pensare ad una strategia di convivenza con il virus. Infatti, è convinto che il vaccino non funzioni come dovrebbe, e a sostegno della sua tesi propone due esempi: “In Islanda sono vaccinati al 98%, hanno vaccinato anche gli infanti, e i dati sono identici ai nostri. In Giappone hanno vaccinato 1/3 che da noi, e i dati sono migliori. Vuol dire che questo vaccino non funziona così egregiamente. Ha avuto degli effetti, senz’altro, ma questi effetti stanno scemando nel tempo.” 

Sulla questione dell’anticipo della terza dose, il filosofo sottolinea ancora una volta che il virus circola, e muta. Di conseguenza, probabilmente le dosi non si limiteranno a tre ma anzi potrebbero essere molte di più. “Il virus muta, non possiamo continuare a vaccinarci. Io non mi vaccino, facciano l’obbligo. Perché non lo fanno?” E denuncia più di tutto “la totale mancanza di un atteggiamento di sistema nei confronti di un’emergenza.” Non bastano i vaccini, dovremmo avere un piano B.  Infine, condivide una previsione per l’anno che verrà: un augurio, quello di tornare a votare. Una speranza che, forse, tanti italiani in fondo coltivano.

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