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Marco Pantani, caso riaperto sulla morte del ciclista. La mamma in Procura

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Giada Oricchio
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Si riapre il caso di Marco Pantani. La Procura di Rimini torna a indagare sulla morte del campione di ciclismo trovato senza vita il 14 febbraio 2004 in una stanza del residence Le Rose di Rimini.

E’ la terza volta che l’inchiesta riprende vigore e questa volta il fascicolo ipotizza il reato di omicidio contro ignoti a seguito dell'invio dell'informativa della commissione parlamentare antimafia alla Procura riminese, nel 2019.

L’avvocato Fiorenzo Alessi, difensore della famiglia Pantani, ha confermato la notizia all’Ansa dopo le indiscrezioni riportate da diverse testate locali. Le circostanze della morte del vincitore del Tour de France e del Giro d’Italia sono state oggetto di indagine subito nel 2004 e successivamente nel 2016. In questo caso, il gip Vinicio Cantarini archiviò escludendo che l’atleta fosse morto assassinato.

Per il giudice, la morte di Pantani fu causata da “un’assunzione, certamente volontaria, di dosi massicce di cocaina e farmaci antidepressivi”, mentre l’omicidio “è una mera congettura fantasiosa”. La Cassazione confermò l’archiviazione. Ma nel 2019 le deposizioni di Fabio Miradossa, spacciatore del ciclista e del generale Umberto Rapetto gettarono più di un’ombra sulla verità della tragica fine. Le affermazioni furono secretate, ma poi sono arrivare in Procura che su questa base e su nuovi elementi ha deciso di aprire il terzo fascicolo.

La domanda è sempre la stessa: Marco Pantani si è suicidato o il cocktail letale è stato indotto da terzi? Al momento i magistrati non hanno rilasciato alcun commento, è trapelato solo che Tonina Belletti, la madre del “Pirata”, questo il soprannome dello sportivo, è stata sentita dai giudici ai quali ha consegnato un memoriale di 51 pagine sugli ultimi tre giorni di vita del figlio.

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