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Che brutta fine ha fatto Roma. Nel 2021 precipita al 54° posto per qualità della vita

Susanna Novelli
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Una Capitale tutta da rifare. Questa la fotografia impietosa scattata dalla classifica 2021 Italia Oggi-La Sapienza sulla qualità della vita nelle 107 province italiane,che vede Roma scendere al cinquantaquattresimo posto, ben quattro posizioni in meno rispetto al 2020, ultima delle grandi città metropolitane. «Effetto Raggi», certamente, ma anche un monito per il neo sindaco Roberto Gualtieri che si ritrova alla guida di una città che fa acqua da tutte le parti. E non si dica che la colpa è dei romani perché la clamorosa risalita nella classifica di città come Parma, dal trentanovesimo al primo posto del podio e soprattutto Milano, passata dal quarantacinquesimo al sesto, la dice lunga sulle virtù di un’amministrazione locale in grado di far sistema.

 

Il corposo Rapporto, giunto alla sua ventitreesima edizione, è diviso in otto sotto sezioni, da «Affari e Lavoro» all’Ambiente, da Sicurezza e Sociale al Sistema Salute, fino al Tempo Libero e Turismo, Reddito e Ricchezza. Le 27 posizioni di testa (due in meno rispetto allo scorso anno) comprendono quasi esclusivamente province dell’Italia settentrionale. Vi figurano in particolare 11 province del nord ovest (contro le 13 della passata edizione), di cui 5 in Piemonte, nell’ordine Torino, Novara, Vercelli, Biella e Cuneo; 5 province lombarde (una in meno rispetto al 2020): Milano, Monza e della Brianza, Lecco, Cremona e Bergamo; Genova in rappresentanza della Liguria.

 

Il nord est a sua volta è rappresentato da 15 province (due in più rispetto alla passata edizione): le due province del Trentino-Alto Adige; Belluno, Verona e Padova in Veneto; tutte le province del Friuli-Venezia Giulia ad eccezione di Gorizia; tutte le province dell’Emilia Romagna ad eccezione di Forlì-Cesena e Rimini. L’unica provincia (contro le tre dello scorso anno) a rappresentare l’Italia centrale nel gruppo di testa è Firenze. Quanto alle 25 province censite nel gruppo di coda (come lo scorso anno), viceversa, sono quasi esclusivamente dislocate nell’Italia meridionale e insulare, un risultato che conferma quello già ottenuto nella passata edizione dell’indagine. In rappresentanza dell’Italia centrale troviamo Latina per il Lazio. Le restanti 24 province appartengono all’Italia meridionale e insulare. Vi figurano le cinque province campane; 4 delle 6 province pugliesi, ad eccezione di Bari e Taranto; Potenza in Basilicata; le 5 province calabresi; tutte le province/città metropolitane siciliane. Chiude la classifica, come nelle due passate edizioni, la provincia di Crotone. 

 

Ma il focus è su Roma, che perde posizioni praticamente ovunque. A cominciare dalla sezione «Affari e Lavoro», dove scende dal 72esimo posto del 2020 all’89esimo, con un tasso di occupazione che cala da 55 a 58 e quello di disoccupazione da 59 a 65. Un particolare allarmante nella città «dei ministeri». Ben 27 posizioni in meno per quanto riguarda l’ambiente che fa scivolare la città eterna dalla 49esima alla 76esima posizione. Inutile sottolineare la responsabilità nella disastrosa raccolta rifiuti, che "impallina" Roma all’89esimo posto sui 107 della classifica italiana con un crollo della differenziata da 77 a 83. 

Considerati gli aggiornamenti nella metodologia applicata dallo studio di Italia Oggi, Università La Sapienza, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, non abbiamo posizioni precedenti nel settore «Tempo libero e Turismo», tuttavia considerato che stiamo parlando di Roma, sorprende non poco trovarla al 48esimo posto nella classifica generale. Scorrendo poi le sotto sezioni si capisce perché. Per quanto riguarda le strutture dedicate al turismo la città dei Papi e degli Imperatori si ferma al 65esimo posto; per gli alberghi è solo 51esima. Non consola la posizione per quanto riguarda sale cinematografiche per le quali siamo al 49esimo posto, palestre al 55esimo e librerie al 34esimo. 

Tra i dati economici che destano più preoccupazione, quelli su «Reddito e Ricchezza», dove la Capitale scende di 9 posizioni, da 45 a 54, mentre Milano conferma anche per il 2021 il primo posto sul podio. Un dato, quello romano, confermato dalla ricchezza patrimoniale pro capite, per quale ci si ferma al 47esimo posto e alle sofferenze bancarie dei prestiti alle famiglie, dove addirittura si scende fino all’83esimo posto della classifica.

Magra consolazione nell’aver mantenuto il livello su reati e sicurezza dello scorso anno per i quali Roma risulta comunque tra gli ultimi, al 101esimo posto su 107; e per quanto riguarda i reati legati al traffico di stupefacenti non siamo più gli ultimi, al 107esimo posto ma penultimi, dopo di noi solo Genova. 

Due le performance della Capitale che mostrano segni positivi e riguardano il «Sistema salute» dove scaliamo ma di poco, passando dalla casella numero 13 a quella numero 11 e «Istruzione e Formazione» dove si passa addirittura dal 48esimo al 18esimo posto. Due caselle dove, tuttavia, l’amministrazione comunale c’entra poco o niente.

«Effetto Raggi» dunque. Un disastro dal quale ripartire, così come hanno fatto praticamente tutte le grandi città metropolitane. Abbiamo già detto di Parma, che dal 39esimo posto del 2020 ha conquistato la medaglia d’oro per la qualità della vita; non da meno Bologna salita da 27 a 4. A colpire maggiormente sono tuttavia Milano (da 45 a 5), Firenze (da 31 a 6), Trieste (da 47 a 7), Torino da (64 a 19). Poco da dire al neo sindaco Roberto Gualtieri se non il monito di agire, e di farlo in fretta, per risollevare le sorti di una Capitale che sembra finita nel baratro di un declino senza ritorno. A un mese dall’insediamento l’unico passo è stato quello di un piano straordinario di pulizia della città. Un piano che giorno dopo giorno si sta già mostrando fallimentare. Forse converrebbe cambiare marcia e farlo subito.

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