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Le intercettazione sul traffico di droga dello stupro: "Sto andando dal senatore". Il prete e il maxi-debito col pusher

Valeria Di Corrado
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La platea dei clienti che si approvvigionavano di droghe sintetiche importate dall’estero e spacciate al dettaglio in Italia, comprende - stando a quanto rivelato dagli indagati - politici, giornalisti e persino un sacerdote. Danny Beccaria viene intercettato dai Nas il 17 ottobre 2019 mentre parla con un’altra indagata, Clarissa Capone. Danny: «Sto andando dal politico… quello lì che abita davanti alla Corte di Cassazione». Danny: «Perché ce sta va il senatore che ie servivi». Clarissa: «Il senatore?». Danny: «Quello lì de... de lungotevere...». Clarissa: «Ah! Il politico...». Lo stesso giorno, parlando con una dentista della provincia di Avellino anche lei indagata per gli stessi reati, Beccaria conferma: « Io amore sto andando... dal politico quello lì che abita davanti alla Corte di Cassazione». «Tra i vari episodi di vendita emerge in particolare quello riguardante un personaggio dai sodali definito “il politico” verosimilmente senatore della Repubblica», conferma il gip Roberto Saulino nell’ordinanza di arresto.

 

 

Il 27 dicembre 2019 Clarissa Capone, al telefono, ribadisce quanto si sia allargata la platea dei suoi clienti nei "palazzi del potere": «...cioé non mi si bevono a Roma che andavo a fare pure le consegne ai politici mi posso far "bere" qua a Verona (dove si era trasferita, ndr). No perché giustamente... da che ti fai il giornalista, poi comunque la voce si espande, la voce è arrivata pure all'assistente del politico sapevo... sapeva quello che facevo invece e quando gli serviva la merce chi chiamava? Chiamava me... me chiamava quindi ho detto...». Uomo: «A qualcuno importante sei arrivata?». Clarissa: «Embé sì, calcola parlavo con l'assistente... poi quando arrivavo a casa ci stava lui il politico... hai capito? Quindi pensa che cazzo ero... ho detto no... basta». Dopo l’arresto di alcuni suoi complici, la donna - in quel momento ancora a piede libero - si vanta dei suoi contatti e delle sue abilità criminali: «Qua tutti sono stati bevuti, tutti sono andati a finire in gattabuia... tutti quanti... io no... e io ero anche molto più potente di voi visto che... c'avevo... politici, gente importante (...) Perché io ero l'unica spacciatrice femmina... sono tutti maschi... gay... ero io l'unica... eravamo tutti quanti una famiglia... c'era pure gente... io c'avevo pure gente sopra di me che chiamavo... che giustamente chiamavo "zia"».

 

 

Nelle carte dell’indagine della Procura di Roma si fa anche riferimento a un’altra tipologia di cliente, definito “er prete”: «Er prete è uno che me dà una cifra de sordiii…», precisa Danny Beccaria, che, prima di finire in carcere insieme alla Capone, faceva parte della cosiddetta «famiglia romana»; tanto che il suo appartamento in via Coriolano, nel quartiere romano di Furio Camillo, è definito dal gip «la sede operativa del gruppo». È sempre quest’ultimo a rifornire di droga dello stupro i clienti del locale notturno «Frutta e verdura», in zona Portuense, un club privato (estraneo ai fatti) «punto di riferimento della comunità gay». Quando mancano le scorte di droga liquida, Danny avvisa così i suoi clienti, usando un linguaggio in codice: «È emergenza acqua a Roma». Tra di loro c’è anche un agente della Polizia locale della Capitale, che commenta gli effetti del Ghb: «Sembra che sta arrivando la morte, invece poi viè il paradiso». «L'utilizzo spesso strumentale dello stupefacente della tipologia in esame», spiega il giudice delle indagini preliminari Saulino, è finalizzato alla «commissione di ulteriori fatti reato», come ad esempio abusi sui minori.

 

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