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Laura Ziliani, le figlie e il movente: le indagini choc sull'omicidio della vigilessa

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Elena Ricci
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Sono arrivate a una svolta le indagini sulla morte di Laura Ziliani, la vigilessa di Brescia scomparsa da Temù lo scorso 8 maggio. Sono finiti in carcere con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere le due figlie della donna Paola e Silvia Zani di 19 e 26 anni e il fidanzato di quest' ultima, il 27enne Mirto Milani. Secondo la procura di Brescia che coordina le indagini, i tre avrebbero drogato la madre per poi ucciderla e disfarsi del cadavere.

Alla base dell'omicidio ci sarebbero motivi economici legati al patrimonio immobiliare della donna, del quale le figlie volevano prendere possesso. Ad alimentare la credibilità della tesi per gli inquirenti, una serie di intercettazioni in cui le due sorelle apparivano entusiaste per aver dato un anticipo sull'acquisto di un'auto di lusso e la prenotazione di una vacanza.

Secondo gli inquirenti i tre avrebbero ucciso la donna la sera del 7 maggio, denunciandone la scomparsa il giorno successivo solo per depistare le indagini. Le due ragazze parteciparono anche in alcune trasmissioni televisive, dove affrante e in lacrime lanciavano appelli per ritrovare la loro madre: per loro adesso si sono aperte le porte del carcere. Le indagini sono durate diversi mesi e tanti sono stati gli elementi che hanno portato gli inquirenti a stringere il cerchio intorno alle due figlie e al fidanzato di una di queste.

Gli esami tossicologici effettuati sul corpo della donna, ritrovato 1'8 agosto scorso lungo la pista ciclabile di Temù, hanno rilevato la presenza di benzodiazepine. Questo ha accreditato l'ipotesi che la donna sia stata drogata e poi uccisa. Sempre dal fascicolo di indagine emergerebbe un altro episodio simile avvenuto tempo prima, nel mese di aprile, quando la donna successivamente ad una cena, aveva avvertito un malore e sonnolenza per diversi giorni.

A quanto pare, come avrebbero raccontato alcuni testimoni, si sarebbe trattato di un tentativo di avvelenamento con una tisana. Tutti questi elementi, la ricostruzione fornita dai tre arrestati e l'allarme sulla scomparsa lanciato troppo in fretta, sono stati tasselli fondamentali per il quadro indiziario. La procura ha precisato che non vi è ancora estrema certezza, ma al momento gli indizi portano tutti nella direzione di Paola e Silvia Zani e il suo fidanzato Mirto Milani che - come emerso da alcune intercettazioni tra le due sorelle - avrebbe fatto ricerche su come commettere un crimine perfetto senza lasciare tracce. Circostanza che secondo il gip Alessandra Sabatucci, confermerebbe una lunga premeditazione.

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