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La scuola rischia il disastro. L'ingegnere Buonanno sbotta: bastano 50 euro a classe per fermare il Covid eppure...

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"Torno qui dopo un anno e mi sembra di rivivere quello che ho visto l'anno scorso". Giorgio Buonanno, ingegnere docente di fisica tecnica all'Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale, è tra i pionieri della ricerca sulla trasmissione aerea del Covid. il suo intervento a Sky Tg24 è un allarme sul ritorno in classe e sui mezzi pubblici dopo le ferie degli italiani. Fino a oggi hanno ascoltato solo medici come virologi, infettivologi. Ora servono fisici e ingegneri o si rischia il disastro. 

 

"Il grande errore che hanno commesso e stanno commettendo" di nuovo "le autorità sanitarie è trascurare, anzi negare, che il virus possa trasmettersi per via aerea", spiega il professore. "Questo è stato negato fino a maggio-giugno", poi l'Oms ha aggiornato le raccomandazioni "dopo uno studio che abbiamo condotto".

 

Ma cosa vuol dire che le autorità hanno negato la trasmissione aerea del Covid? "Fino a oggi il contagio è stato associato solo ai droplet", le famigerate goccioline che "infettano il soggetto suscettibile in prossimità del soggetto" contagiato, spiega Buonanno. "Il problema dell'aerosol", ovvero della trasmissione aerea, "è completamente diverso: dovete immaginarlo come del fumo di sigaretta in un ambiente chiuso. Non ci si difende con il plexiglas, con i banchi a rotelle, né tantomeno con il distanziamento" ammonisce lo scienziato.

"Ci si difende controllando in maniera ingegneristica l'ambiente". Le goccioline generate nei bronchioli, nella laringe e nella bocca, quando viaggiano seguono un processo fisico. "Le competenze a riguardo ce l'hanno fisici e ingegneri, finora il problema è stato affrontato dai medici in maniera non esaustiva". 

 

Ma la soluzione? "Oggi possiamo mettere in sicurezza gli ambienti. Come quando è stato vietato il fumo negli ambienti chiusi, sono stati inventati dei sistemi per ridurre la dose inalata dei soggetti presenti" nel locali per fumatori. "Il principio" da seguire ora "è lo stesso. Se molti soggetti sono chiusi a scuola o sui mezzi pubblici sappiamo come vengono emesse le particelle di virus. Sappiamo già come intervenire". A scuola, per esempio. "Si parla di sensori di Co2 nelle classi". In sintesi, se c'è un accumulo di anidrite carbonica il dispositivo avverte che l'aria è satura e potenzialmente pericolosa. "Con una semplice spesa di 50 euro a classe sappiamo quando si arriva alla situazione di rischio. Se si raggiunge il limite" bisogna cambiare l'aria e riportare la situazione sotto il livello di emergenza. "Bisogna pensare agli ambienti chiusi come se fossero aperti", conclude Buonanno. Ma finora, oltre al green pass, per la scuola e i trasporti nulla è stato fatto. 

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