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Antonio Ciontoli, le motivazioni della sentenza: "Condotta spietata". E Gianluigi Nuzzi commenta così

Giada Oricchio
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Condotta spietata e pervicace nel nascondere quanto accaduto. Nessuno velocizzò i soccorsi”. La Corte di Cassazione ha pubblicato le motivazioni della sentenza di condanna in via definitiva per Antonio Ciontoli - 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale - in relazione all’omicidio di Marco Vannini, il giovane di 20 anni morto dissanguato a seguito di un colpo di pistola esploso nella casa della fidanzata Martina a Ladispoli la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015. Il conduttore di Quarto Grado Gianluigi Nuzzi non ha alcun dubbio  "Motivazioni chiarissime" commenta su Instagram.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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I giudici della quinta sezione penale della Corte di Cassazione nelle 62 pagine di motivazioni del verdetto scrivono: “La condotta di Antonio Ciontoli fu non solo assolutamente anti doverosa ma caratterizzata da pervicacia e spietatezza, anche nel nascondere quanto realmente accaduto, sicché appare del tutto irragionevole prospettare, come fa la difesa, che egli avesse in cuor suo sperato che Marco Vannini non sarebbe morto”.

E ancora: “Ciontoli era ben consapevole di aver colpito il ragazzo con un’arma da fuoco e della distanza minima dalla quale il colpo era stato esploso; era inoltre consapevole che il proiettile era rimasto all’interno del corpo del Vannini, come gli aveva fatto notare anche il figlio Federico dopo il ritrovamento del bossolo e, sebbene la ferita avesse smesso di sanguinare dopo essere stata tamponata, egli ha necessariamente immaginato, rappresentandosi e, nonostante ciò accettando il verificarsi dell’evento che quel proiettile potesse essere causa di una emorragia interna”.

Nelle motivazioni, i giudici del Palazzaccio hanno spiegato anche le condanne per la famiglia e la fidanzata dello stesso Vannini: “Tutti si preoccuparono subito della presenza del proiettile ancora nel corpo di Vannini, tutti ebbero immediata cognizione di tale circostanza e tuttavia nessuno si attivò per allertare tempestivamente i soccorsi, fornendo le informazioni necessarie a garantire cure adeguate al ragazzo ospitato nella loro abitazione e che, sino a quella sera, avevano trattato come uno di famiglia”.

La Cassazione ha quindi respinto i ricorsi delle difese rendendo definitive le condanne di Federico e Martina, i figli di Ciontoli, e della moglie Maria Pezzillo a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario. Vannini si era lamentato per il dolore e aveva gridato aiuto come hanno testimoniato i vicini di casa e come si sente nelle registrazioni delle conversazioni telefoniche tra i Ciontoli e gli operatori del 118. Eppure, la famiglia non fece nulla per velocizzare i soccorsi lasciando morire il ragazzo. Alla lettura della sentenza, i parenti e gli amici di Marco hanno applaudito in segno di giustizia.

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