Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Covid, al ristorante pranzo o cena senza il Green Pass. Obbligatorio per eventi, concerti e stadio

Benedetto Antonelli
  • a
  • a
  • a

Con i contagi in crescita il Green Pass, e il suo utilizzo, restano al centro della scena. L’argomento sarà affrontato nella cabina di regia che dovrebbe tenersi fra martedì e mercoledì. Lì Mario Draghi farà il punto della situazione sull’evolversi della pandemia in Italia. L’utilizzo del Green Pass dovrebbe essere regolamentato da un decreto che, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, deve vedere il via libera entro la settimana. Il lavoro da fare per trovare un accordo fra le varie forze politiche è molto. Il ruolo di mediatore fra le varie anime della maggioranza è nelle mani della ministra degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, che nei giorni scorsi ha parlato di «via italiana» rispetto alle misure, piuttosto drastiche, decise in Francia dal presidente Macron.
Il decreto, secondo quanto filtra, dovrebbe escludere bar e ristoranti. Questo tipo di attività potrebbero essere però inserite in un secondo momento nelle regioni che, nonostante l’ormai scontato cambio dei parametri con il tasso di ospedalizzazione ad avere maggiore specifico, dovessero comunque tornare in zona colorata. Il Green Pass sarà valido solamente dopo il completamento del ciclo vaccinale. E si pensa di renderlo obbligatorio per partecipare ad eventi o andare in stadi, discoteche o assistere ai concerti.

 

 

Nella cabina di regia, invece, non sarà affrontato il tema dello stato di emergenza. Se ne parlerà più avanti, a ridosso della scadenza del 31 luglio. La proroga è ormai certa. L’ipotesi iniziale era quella di un prolungamento fino a ottobre ma ora, vista la situazione epidemiologica, è più probabile che la data scelta sarà quella del 31 dicembre. Nel frattempo, mentre secondo il leader del Pd Enrico Letta «il green pass va fatto, punto!», il no ad un uso estensivo della «carta verde» unisce Matteo Salvini e Giorgia Meloni. «Calma e cautela. Mettere in sicurezza chi rischia, sì. Mettere in sicurezza i nostri genitori e i nostri nonni, sì. Ma perché inseguire i ragazzi di 18-20 anni che vogliono andare in spiaggia? La salute è fondamentale ma senza terrorizzare», dice il leader della Lega spiegando di essere assolutamente contrario a «multe e obblighi» che non servono «a nulla se non a complicare la vita degli italiani». Il numero uno del Carroccio combatterà la sua battaglia sul tema all’interno del governo, mentre dall’opposizione Meloni parla apertamente di «follia» e di ennesimo batosta per chi «ha la colpa di vivere del suo lavoro e non dei sussidi grillini».

 

 

Ma non tutti nel centrodestra la pensano ugualmente. È il caso del governatore della Liguria, Giovanni Toti, che adotta un approccio più pragmatico nei confronti di una misura che «se attuata con intelligenza può scongiurare l’ennesima, drammatica, chiusura delle Regioni». E aggiunge: «È necessario trovare un punto di equilibrio, ma non si può far finta di niente, il virus, anche grazie al ritorno alla socialità di tutti noi, c’è e i contagi aumentano se non ci vacciniamo tutti. Sono convinto che sia meglio adottare una misura come questa che non piace tanto a tutti, piuttosto che vedere nel prossimo autunno di nuovo le Regioni blindate, le saracinesche abbassate e ragazzi chiusi in casa a fare la Dad. Non è un’imposizione che va contro i cittadini, al contrario è una tutela per la salute di tutti».

 

Dai blog