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Papa Francesco rivoluziona il diritto. Via ai processi per i cardinali

Luigi Bisignani
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Caro direttore, il magistero di Bergoglio, tra aule bunker e universo gay, manda nelle catacombe anche il millenario Diritto della Chiesa. E, come se non bastasse, dalle catacombe, dove era stato sbattuto, pare risorga presto il cardinal Becciu, che dovrebbe presiedere il Comitato per l'Anno Santo del 2025. In questo periodo in Vaticano, anziché altari per pregare, allestiscono aule per processare porpore e prelati in un ritrovato clima da tribunale dell'inquisizione. Con l'ennesimo Motu Proprio, Bergoglio ha stravolto anche l'ordinamento giudiziario, sostituendo la legge del 1987 varata da San Giovanni Paolo II. Il Pontefice gesuita, che in 25 minuti di udienza ha liquidato il suo presidente argentino Alberto Fernández, va dritto per la sua strada, che comunque non lo riporterà mai più nel suo Paese: a fine aprile ha stabilito che il Tribunale Vaticano di primo grado sarà competente anche per i processi penali riguardanti cardinali e vescovi incaricati di Uffici presso la Curia Romana.

 

 

Finora questi potevano essere portati alla sbarra solo dal Santo Padre e giudicati dalla Cassazione vaticana, cioè da un collegio presieduto da un cardinale. In pratica, ora Papa Francesco ha imposto che Cardinali e Vescovi vengano giudicati dal Tribunale ordinario statale, attualmente presieduto dal Promotore di giustizia laico Giuseppe Pignatone (creatore del copyright «Mafia Capitale»), e non da un collegio di soli ecclesiastici com'era prima della riforma. I magistrati del Tribunale Vaticano, che almeno saranno scelti per la loro comprovata esperienza, dipenderanno gerarchicamente solo dal Pontefice e saranno, durante munere, cittadini vaticani. Certamente avranno un bel daffare, visto che per questa nuova crociata papale si sta preparando una grande aula bunker, la sala multifunzionale dei Musei Vaticani, che verrà allestita con costose apparecchiature di video sorveglianza degne del Mossad. Almeno per ora, all'interno dell'aula non sono previste le celle zincate per gli imputati ma, con la proverbiale crudele curiosità dei preti, sono già iniziate le scommesse sui prossimi prelati «al gabbio», come si dice a Borgo Pio.

 

 

Sono almeno sei gli ecclesiastici indiziati: due provenienti dalla Congregazione per il Culto e quattro dalla Segreteria di Stato, ringraziati e rispediti nelle proprie diocesi senza troppe cerimonie. Di cosa si sarebbero resi colpevoli? Mistero della fede, per adesso. L'affaire del palazzo londinese sarà una «prima teatrale» very cool che sembra porterà sotto la lente della magistratura vaticana almeno tre altisonanti nomi della cerchia papale: il sostituto alla Segreteria di Stato Edgar Peña Parra, il ciellino italo-argentino Giuseppe  Maria Milanese, «padre e padrone» delle cooperative sociali OSA, e l'ex uomo forte dei focolarini in Vaticano, il bistrattato Cardinale Becciu. Quest'ultimo, tuttavia, come detto, secondo sussurri da Santa Marta, potrebbe ricevere una sorta di redenzione risarcitoria per le pene patite, ottenendo l'incarico di preparare l'Anno Santo del 2025, lasciando a Monsignor Rino Fisichella solo il ruolo di segretario del Comitato. Il fatto curioso è che la «squadra» predisposta da Fisichella, che aspirava al ruolo di presidente, dovrà accontentarsi di fare il numero due anche nella Basilica di San Pietro, come delegato al posto di monsignor Lanzani, mandato a fare il canonico in Laterano. Ma nel risiko del potere sotto il Cupolone, fino all'ultimo con Francesco non si sa mai chi sale e chi scende.

 

 

L'ultimo terremoto di Bergoglio, che questa volta potrebbe davvero sgretolare le fondamenta del diritto canonico, disorienta molti esperti e infiamma ancor di più i detrattori di Francesco, il quale sembra voglia comunque spingersi ancora più in là facendo deglutire a molti ostie amare: si parla di comunione alle coppie separate e di dimensione erotica del matrimonio, dunque non più funzionale alla procreazione. Peraltro, non stupisce la tensione all'interno e all'esterno dei Palazzi vaticani anche sulle benedizioni alle unioni gay: in particolare, alcuni Cardinali avrebbero preteso che il Papa si esprimesse al riguardo con una nota personale, cosa che Francesco ha negato proprio al Prefetto della Congregazione Custode della Dottrina, il Cardinal Ladaria. Pare infatti che Bergoglio voglia spingersi a benedire le coppie omosessuali, per guadagnare «peronisticamente» ancor più popolarità, incurante che questo rappresenterebbe una prevaricazione della divisione tra Stato e Chiesa.

La Chiesa ha impiegato secoli ad accettare il potere laico con le sue prerogative e le unioni civili omosessuali rientrano proprio in queste autonomie: benedirle significherebbe violare la separazione dei confini tra i due poteri. Il diavolo ci ha messo lo zampino, paradossalmente, lo Stato della Città del Vaticano ha realizzato, per ora almeno sulla carta, il sogno di intere generazioni di governanti anticlericali. Adesso si dovrà lavorare per capire che fine faranno i 62 concordati in corso tra altrettanti Stati e la Chiesa, visto che la legislazione vaticana assoggetta persino la Santa Sede alla giurisdizione civile. E chissà cosa pensa Benedetto XVI che, con la legge LXXI emanata il 1 ottobre del 2008, affermava che «l'ordinamento giuridico vaticano riconosce nell'ordinamento canonico la prima fonte normativa e il primo criterio di riferimento interpretativo». Alea iacta est, lunga vita al Papa, nell'attesa del giudizio universale.

Precisazione

Giuseppe Milanese non è indagato
nel Palazzo-gate di Londra del Vaticano

Nella lettera al direttore firmata Luigi Bisignani e pubblicata il 16 maggio con il titolo “Il Vaticano dell'inquisizione” per un refuso si è citato come “Giuseppe Milano” il dr. Giuseppe Milanese, presidente delle cooperative sociali Osa che è di nazionalità italiana e non italo-argentino. Pur non avendolo attribuito esplicitamente, dal tenore della lettera poteva sembrare che anche il dr. Milanese come altri protagonisti citati fosse indagato dalla magistratura per la vendita del palazzo londinese al Vaticano. Per fugare ogni possibile dubbio che involontariamente si sia suscitato, si precisa che nessuna delle indagini della magistratura vaticana, italiana o britannica su quei fatti ha visto indagato lo stesso dr. Milanese.

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