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Il Cts ha i giorni contati. "Non serve più a niente", lo ammette pure Miozzo

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Molti italiani lo avevano capito da tempo, oggi arriva la conferma. Il Cts serve a poco e niente, anzi non ha più ragione di esistere. A dirlo è l'ex coordinatore Agostino Miozzo, fresco di una nuova consulenza sulla scuola col ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. 

 

Miozzo in una intervista a Repubblica ha spiegato perché se ne andato dal Comitato tecnico scientifico che ha indirizzato le scelte del governo di Giuseppe Conte e quello di Mario Draghi nell'ultimo anno segnato dall'emergenza Covid.  "Perché il Cts ha esaurito il suo motivo di essere. Ha lavorato bene, con coraggio, per tredici mesi. Possiamo anche dire che tra vuoti istituzionali e risposte da sperimentare ha contribuito a salvare questo Paese, ma adesso non serve più", dice l'ex coordinatore.

 

"In 13 mesi le cose sono cambiate, e in particolare nell’ultimo mese e mezzo è cambiata l’amministrazione pubblica. Adesso c’è una struttura che può affrontare la battaglia contro il Covid, prima il Cts ha dovuto supplire a mancanze palesi. Le Regioni andavano per conto loro, i ministeri faticavano. Ora c’è un coordinamento generale e un blocco istituzionale più saldo", afferma Miozzo che commenta la nomina a commissario straordinario del generale Francesco Paolo Figliuolo. "Ha un mandato pieno dal governo, è tornata con forza in campo, come chiedevo da settimane la Protezione civile, le cabine di regia funzionano, le Regioni non sono più meteoriti che sfiorano la terra e a volte ci si abbattono".

 

Il Cts, secondo Miozzo, "credo che in uno, due mesi al massimo possa sciogliersi. Meritando l’applauso della nazione. Le strutture scientifiche, in questo Paese, per fortuna esistono già. Si chiamano Istituto superiore di sanità, Consiglio superiore di sanità, ospedale Spallanzani e Bambino Gesù. Con tutte quelle professionalità al loro interno che hanno nutrito il Cts. I Brusaferro e i Locatelli servono ancora, eccome". 

Ma come si è lasciato con loro? "Bene, ho già fatto sapere a tutti che non si libereranno di me". Il perché l'abbiamo già accennato. "In queste settimane sono entrato in rapporto con il ministro Patrizio Bianchi e il ministero dell’Istruzione. Credo che lavorerò con loro, una nuova consulenza. Dobbiamo costruire dal nulla un ufficio emergenze oggi inesistente". E Miozzo rivela un altro tasto dolente della gestione della pandemia, la confusione nei dati relativi alla scuola.

Serve "un pronto intervento per certificare subito un contagio, circoscriverlo, isolarlo - commenta - Ma in questo momento il ministro è assillato da altre urgenze. Il ministero non ha dati, e questa è una sua antica lacuna. Non sa quanti docenti sta vaccinando, non conosce i contagi interni agli istituti scolastici. All’ultimo questionario inviato, ha risposto il dieci per cento dei dirigenti scolastici. Domande impossibili, da trattato epidemiologico". 

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