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La grande lotteria del vaccino. Errori e misteri della campagna anti-Covid

Pietro De Leo
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Attenzione, o si informa o si muore. In piena era traumocratica (dove il Covid è uno shock collettivo, sanitario certo ma anche psicologico e sociale) la linea del governo è quella di un dogmatismo vaccinista molto fondata sull’impatto mediatico e su una sorta di moralismo (schema già applicato sul tema delle chiusure) in base al quale chi oppone il pur minimo dubbio sulla conduzione delle cose viene bersagliato da pioggia di strali e dall’accusa, più o meno implicita, di essere una specie di untore, di voler mettere in pericolo la vita degli altri.

Fughiamo ogni dubbio: il vaccino è l’unico modo per buttarci alle spalle questo anno (sperando non sia biennio) del dolore, delle lacrime, delle libertà violate. Però attorno alla somministrazione esistono questioni non di poco conto che concernono la piena consapevolezza e soprattutto la libertà individuale. A sottolineare la posta in gioco, con estrema trasparenza, era stato qualche giorno fa il direttore generale Nicola Magrini, in un’intervista a Repubblica. A precisa domanda se il cittadino potrà scegliere quale prodotto farsi somministrare, lui rispondeva: «Tenderei a escluderlo. Per questo dobbiamo essere cauti nel valutare a quali categorie assegnare ciascun vaccino». In un’altra domanda, poi, Magrini spiegava: «A noi dell’Aifa spetta decidere a chi assegnare il vaccino di Astrazeneca, oppure gli altri due Pfizer e di Moderna. Dovremo stabilire a chi destinare ciascun prodotto, e non sarà facile, di fronte a valori di efficacia potenzialmente diversi».

Eh sì, perché i vaccini non sono tutti uguali così il rischio di una «lotteria» in capo al cittadino, di un effetto «scatola chiusa» è vivo e non può essere di certo liquidato dalle suggestioni, per esempio con l’entusiasmo per il furgone della Pfizer che fende l’Italia a Natale, come stella cometa della salvazione collettiva o con le parole del Papa. La realtà è molto più complessa di questo, perché i vaccini non sono tutti uguali.

Partiamo dalla base. L’Europa ha firmato contratti con sei produttori di vaccini: Pfizer-BiotnTech e Moderna (che sono i due ad aver ricevuto ad oggi l’ok dell’Ema), Astrazeneca, Johnson&Johnson, Sanofi GSK e CureVac. Ed è ancora in fase di trattativa per il prodotto dell’americana Novavax. Pfizer, Moderna, e CureVac sono vaccini a mRna, cioè una molecola che consente di produrre le proteine del virus. Astrazeneca e Johnson&Johnson sono vaccini «a vettori». E vedono l’utilizzazione di un «adenovirus», che non si può replicare, per portare nell’organismo dell’ospite il materiale genetico del Covid per poi innescare la risposta immunitaria. Sanofi, invece, è un vaccino che prevede l’inoculazione di una porzione di virus per stimolare la risposta immunitaria. Dunque, ragionando in linea generale, sono più innovativi i primi e più tradizionali i secondi. Variano poi le modalità di somministrazione. E non si può, quindi, parlare genericamente di «vaccino», specie considerando le tempistiche del loro arrivo. Al momento, infatti, è in distribuzione solo Pfizer. Moderna vi entrerà nella settimana in arrivo. Johnson&Johnson credibilmente tra la seconda metà di marzo e aprile, Sanofi dopo l’estate. E poi c’è il rallentamento su Astrazeneca, su cui il governo aveva puntato per la maggior quota di dosi e che invece ancora deve ricevere l’autorizzazione dell’Ema. Tabelle di marcia che si incrociano con il calendario delle fasce di popolazione per cui il vaccino è aperto e che prevede quattro fasi, da quella in atto, che riguarda anziani, operatori sanitari, ospiti della Rsa e poi giù lungo l’arco del calendario fino a ottobre quando sarà il momento di tutti coloro che non appartengono ai gruppi più a rischio.

Andando avanti con il tempo, dunque, aumenteranno le tipologie di vaccini a cui essere sottoposti. Con il rischio aumentino anche i dubbi e i distinguo. Proprio in queste ore, per esempio, stanno diventando virali sui social le notizie di effetti collaterali e reazioni all’inoculazione. C’è anche un video che gira, dove sono montati alcuni titoli di giornale in proposito, una carrellata che fornisce humus alla paura e alla sfiducia. Pensare di contrapporre a tutto questo la suggestione censoria, o magari le interviste di qualche giurista auspice del licenziamento per chi non si vaccina, non è certo una risposta. Già il principio della lotteria è indigeribile, farlo anche bendati ancora meno. Informare, sensibilizzare, spiegare, e soprattutto rispettare sono le parole d’ordine in questo momento. Specie nel corso di mesi lungo i quali si è avuta la triste apoteosi del cittadino-suddito. Specie nel corso dei mesi lungo i quali il sabba mediatico degli scienziati, con la loro egolatria che li ha portati a dire tutto e il contrario di tutto, ha fornito carburante all’infuriare dell’antiscienza.

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