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Teroldego Rotaliano, il principe rosso del Trentino

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Valerio Castro
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Nel cuore della Piana Rotaliana, tra Mezzolombardo e Mezzocorona, nasce il vino che più di ogni altro rappresenta l’anima del Trentino: il Teroldego Rotaliano. Autoctono e identitario, è un rosso che unisce eleganza e profondità, da sempre considerato il “principe dei vini trentini”.

L’origine del nome affonda nel tempo: secondo la tradizione deriva da Tiroler Gold, “oro del Tirolo”, come veniva chiamato nei paesi del Nord Europa, dove questo vino era molto apprezzato e commerciato già nei secoli scorsi. Un riconoscimento che racconta quanto il Teroldego, pur radicato nel suo territorio, abbia da sempre avuto una vocazione internazionale.

 

Il suo regno è la Piana Rotaliana, un piccolo anfiteatro naturale racchiuso tra montagne e fiumi, dove il terreno alluvionale e il clima temperato creano condizioni ideali per la vite. Le prime testimonianze scritte risalgono al Quattrocento, ma è tra Ottocento e Novecento che il Teroldego diventa protagonista della viticoltura trentina.

Nel bicchiere si distingue per colore rubino profondo, profumi di mora, lampone e violetta, e un gusto pieno ma equilibrato, con tannini morbidi e piacevole freschezza. È un vino che unisce struttura e immediatezza, fedele al suo carattere montano ma con spirito gentile.

 

Nel 1971 ottiene la DOC, la prima del Trentino, a conferma della sua importanza storica e qualitativa. Oggi è coltivato su circa 300 ettari, spesso con metodi biologici, e interpretato da una nuova generazione di produttori che ne valorizza il legame con il territorio attraverso affinamenti in legno, acciaio o anfora.

A tavola accompagna la cucina trentina: carni rosse, selvaggina, formaggi d’alpeggio. Un vino autentico, nato dalla terra e dalla memoria, che ha saputo restare sé stesso anche mentre il mondo cambiava.

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