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Ecco lo chef testaccino che incanta Londra

Valentina Conti
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Ha 37 anni, è romano, è sposato ed è papà di due bambini di 4 e 9 anni. È lui, Alessandro Verdenelli, il genio della cucina internazionale di Londra. Conteso da riviste inglesi come «Women’s Health UK» e «Men’s Health», è stato ribattezzato così per le sue ricette salutari che spopolano perché fanno sentire bene in tempo di pandemia. «Genio? Chi può dirlo. Mi sono imbarazzato non poco quando ho letto come sono stato definito...», confessa lui.
È un dato di fatto che le sue ricette facciano letteralmente impazzire vip e gente comune.
«Sì, ho avuto la fortuna di contribuire con le mie ricette su diverse riviste e durante gli anni di lavorare a stretto contatto con nutrizionisti molto affiatati per mettere a punto diete a numerosi personaggi noti».
Qual è il segreto?
«Nella mia cucina uso una vasta gamma di ingredienti: prodotti organici, salutari, healthy come si dice, di alta qualità, Made in Italy o anche internazionali. E nel corso dell’emergenza Covid ho cercato di adattarmi alle differenti richieste del mercato».
I suoi piatti ricevono più apprezzamento dalle donne o dagli uomini?
«Da entrambi, e variano in base al luogo, al tempo e alle emozioni. Dai ravioli aperti di porcini con zucca e crema al pecorino alla zuppa di ortica e zucchina al carpaccio di tonno fino all’insalata di mare e terra . Ma le donne sono il pubblico più avvincente».

 

 

 


Lei è romano, nato a Testaccio. Ha lavorato nella Capitale, poi si è trasferito a Londra nel 2004, quando entra nel ristorante Neal Street con il celebrity chef Antonio Carluccio. Cosa è rimasto dei sapori testaccini nelle sue creazioni gastronomiche?
«I ricordi del rione, che sono soprattutto gli odori del cibo, il profumo delle pizzerie, le cucine dei ristoranti, per non parlare dei cornetti caldi di Carlini e del pane appena sfornato di Passi. Ho lavorato da “Oio A Casa Mia”, trattoria tipica romana in via Galvani dei miei parenti (dallo zio Alvaro, fratello della madre, ndr), dove il Quinto Quarto aveva il sopravvento. Ancora adesso quando mangio la pizza a Londra ho nostalgia della leggerezza di quella fatta da Remo. Nella mia cucina rimane tutto il Dna e la storia della cucina romana, dove ricette, tradizioni, dettagli e amore passano di casa in casa e di generazione in generazione. Tramandate da nonne, mamme, zie, e che ora interpreto a modo mio».
È autore di diversi progetti e da poco ha lanciato il Sushi Cupcake. Di che si tratta?
«È un marchio amichevole nato per offrire al mercato una variante mediterranea e asiatica con fondamenti italiani e giapponesi in un formato di ristoro quotidiano che soddisfa il palato di tanti». 
Tornerà a lavorare a Roma?
«Il mio futuro professionale è a Londra, dove ormai ho iniziato un percorso».
 

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