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“Dal futurismo all'arte virtuale”. Balla e De Chirico nel metaverso

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Gabriele Simongini
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Il successo e l’importanza di una mostra stanno anche nella capacità di dare immagine alle emergenze del nostro tempo in modi tempestivi e talvolta precorritori. È il caso della rassegna «Ipotesi Metaverso», presentata fino a luglio nelle sale di Palazzo Cipolla e quanto mai pionieristica nel far coesistere opere storiche e materiali con opere immersive e digitali, individuando anzi nelle prime le fonti sorgive delle successive ricerche creative fondate sulle nuove tecnologie. Proprio in quella mostra si è individuato il Futurismo come anticipatore dei mondi virtuali e per la prima volta in assoluto si è proposta la Metafisica dechirichiana come una sorta di «metaverso» concettuale. È possibile ritrovare queste due intuizioni ricalcate nella rassegna che si apre oggi al pubblico alla Vaccheria con il titolo «Dal Futurismo all’Arte Virtuale», a cura di Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei. Le opere esposte provengono da due collezioni private e sono state raccolte dalla Collezione Rosini Gutman a cura di Gianfranco Rosini ed Elisabetta Cuchetti.

Lo spazio espositivo del Municipio IX Roma Eur festeggia un anno dalla sua inaugurazione e il suo successo è dovuto all’impegno di Titti Di Salvo, Presidente del Municipio, affiancata dal vicepresidente Augusto Gregori. La Di Salvo sottolinea che la Vaccheria «è diventata in breve tempo uno spazio culturale riconosciuto e riconoscibile, aperto alla creatività del territorio e ad artisti di standing internazionale». L’idea della mostra è quella di ripercorrere l’intero XX secolo per poi arrivare ad oggi, con opere immersive e digitali, concentrandosi su artisti che hanno guardato costantemente al futuro. Le opere, però, sono di importanza altalenante, fra alti e bassi e non basta il grande nome a garanzia. Per non lasciarsi dominare dall’insieme molto composito di nomi spesso fra loro diversissimi, i curatori hanno creato quattro «capsule», ovvero quattro «set» a tema. Si parte con la capsula «Infinity» dedicata al Futurismo, con la Mirror Box (un parallelepipedo di specchi interni ed esterni che racchiude uno schermo speciale per la videoproiezione) in cui è esposto il «Fiore futurista» di Giacomo Balla circondato da una video opera immersiva che reinterpreta le linee, i suoni, i volumi, i colori e le tematiche care al movimento marinettiano.

Oltre alle opere di Balla, gli specchi riflettono anche le carte di Alexander Calder della serie «Circus». Poi si arriva alla capsula «Avantgard», che raccoglie un po’ casualmente i vari percorsi delle avanguardie novecentesche, dal surrealismo di Salvador Dalì («Il Pifferaio magico») e Man Ray («Cadeau») al dadaismo di Marcel Duchamp, dall’informale di Alberto Burri e Lucio Fontana all’optical art con l’ipnotica opera di Victor Vasarely, fino al New Dada di Robert Rauschenberg e al concettuale ludico e talvolta iconoclasta di Alighiero Boetti («Attirare l’attenzione») e Piero Manzoni (la «Merde d’artist» e le «Impronte»). Si arriva al «Pop» con un surreale e un po’ kitsch «giardino segreto» popolato di piante, alberelli e luci al neon colorate e soprattutto dalle «Nanà danzanti» di Niki de Saint Phalle. Circondano il giardino, tra le altre, le opere «Cow going in abstract» e «Sunrise» di Roy Liechtenstein, «Kiku» e «Liza Minnelli blue ground» di Andy Warhol, «Bus stop» ed «Intervista alla radio sulla fine del capitalismo» di Joseph Beuys, per il quale essere definito Pop sarebbe stato considerato un insulto. La mostra si chiude con la capsula «Metafisica» in cui la riproduzione di un enigmatico studio di Giorgio de Chirico fa da scenario alle sue due opere «Piazza d’Italia» (1963-64) e l’«Arcobaleno» (1969). Attorno al grande inventore della pittura metafisica, va in scena un’ambientazione un po’ discutibile con un inedito sound design ispirato alla Voce di Arianna di Monteverdi ed una videoproiezione che reinterpreta molto liberamente i molteplici ed irreali punti di fuga degli edifici cari a de Chirico, oltre a una testa di Arianna con relativo filo luminescente.

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