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C'è la crisi, non lo scandalo. A fare dpcm e decretini colorati basta un palo della luce, non serve Conte

Franco Bechis
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E' arrivata infine la crisi, perché Matteo Renzi è andato fino in fondo. Ma si fa per dire: tanto qualsiasi soluzione verrà trovata non cambierà molto di quel che abbiamo visto, ministro più o ministro meno. Anche per questo motivo non c'è grande suspance per quello che possa accadere. Ma una cosa è del tutto fuori luogo: l'oceano di retorica sullo scandalo di una crisi in piena pandemia. Dove sarebbe? In Italia un governo c'è sempre, qualsiasi cosa accada, per 365 giorni all'anno. Anche fosse un governo sfiduciato in carica per gli affari correnti quello di Giuseppe Conte potrebbe adottare qualsiasi provvedimento di urgenza fosse necessario. Quindi non c'entra proprio nulla la pandemia. Anzi, c'entra per capire come non sia un dramma chi sia a palazzo Chigi e dintorni: da un anno il governo non governa, ma procede per dpcm e decretini che hanno per oggetto cose banalissime: apri, chiudi, apri un po', chiudi un po', fai il coprifuoco alle 22, fallo alle 24 o alle 18. Ristora un pizzico chi non ha più nulla e poi null'altro.

Una attività come quella dell'ultimo anno è in grado di farla qualsiasi altro italiano, anche i primi che prendi per strada. A governare così è buono anche un palo della luce programmato su tre colori. Quale tragedia sarà mai? La vera tragedia si vede da ciò che sfornano gli attuali pali della luce al governo. Basta leggere le 160 insulse pagine del PNRR, il Recovery Plan approvato dal governo farcito di copia e incolla dai dizionari dei luoghi comuni, che ci mettono mille righe per dire il nulla. Chiunque saprebbe fare meglio. Prendiamo i primi 20 italiani che si trovano in strada in questo momento e vi assicuro che sarebbero in grado di governare come Conte

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