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Rai, Mediaset e La7 non si fidano del vaccino e del green pass: a casa loro pretendono il tampone

Franco Bechis
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Se ascolti i loro conduttori, da Lilli Gruber e Myrta Merlino su La7 a Giuseppe Brindisi e compagnia su Mediaset, ad ogni mezzobusto Rai, nulla è più salvifico per l'Italia e l'umanità dell'avere fatto due dosi di vaccino ottenendo quel green pass che consente non solo di lavorare, ma di aprire ogni porta, perfino quelle del Paradiso visto che sulla stessa linea è gran parte della Chiesa. Non mi piace questo fare continui appelli come se ogni giornalista e conduttore si sentisse in dovere civico di fare da megafono delle scelte del governo, ma ognuno è libero di interpretare la professione come meglio crede. Pace. Solo che mi è capitato di essere invitato in presenza in trasmissioni di tutti e tre i grandi gruppi della tv generalista. E ogni volta dalle redazioni è arrivato l'avviso: “Mi raccomando, almeno un'oretta prima dell'inizio che dobbiamo fare il tampone”. Ho protestato: “Ma io ho un green pass valido fino an giugno 2022!”. Risposta ovunque: “Capisco, ma l'azienda vuole il tampone per sicurezza”.

 

 

Ora io due dosi di vaccino le ho fatte come mi è stato suggerito: sono inserito fra i soggetti fragili perché ognuno ha la salute che si trova (e infatti mi hanno già chiamato anche per fare il vaccino influenzale). E quindi ho quel green pass che sta tanto a cuore dei miei colleghi conduttori e delle loro aziende che evidentemente hanno deciso come linea editoriale di dare una mano al generale Francesco Paolo Figliuolo nella sua campagna vaccinale. Solo che dall'esperienza ho appreso che tutti - aziende e colleghi conduttori tv - predicano in un modo e razzolano in ben altro: del vaccino sono i primi a non fidarsi. Non che sbaglino in questo: un vaccinato può contrarre il virus e attaccarlo ad altri anche in modo grave, come i dimostrano eloquentemente pubblicati ogni settimana nei bollettini di sorveglianza dell'Iss (oggi la stragrande maggioranza degli ultraottantenni che si contagiano di Covid, che finiscono in ospedale, che finiscono in terapia intensiva e purtroppo anche che muoiono è di vaccinati a ciclo completo).

 

 

Quindi è vero che il green pass vaccinale non è sicuro, e che un tampone fatto poco prima di entrare in uno studio televisivo lo è molto di più per la salute di chi è lì dentro. Però se i primi a non fidarsi del green pass da vaccino sono gli stessi che ne predicano la necessità ogni minuto, c'è davvero qualcosa che non quadra nella nostra informazione. Almeno per decenza, sapendo di predicare una cosa ma di razzolare nel modo opposto, bisognerebbe smetterla proprio di fare una campagna che puzza di fake news in modo così evidente. Basta prediche, allora. E magari basta anche puntare il dito accusatorio su chi ha dubbi a vaccinarsi o chiede comunque più tamponi e gratis. Perché non rivendica proprio nulla di strano: solo di comportarsi dappertutto come i signori Tv pretendono che ci si comporti a casa loro...

 

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