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Abolite i rimborsi taxi e hotel per i parlamentari romani

L'altro giorno ho visto entrare alla Camera dei deputati il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, inseguito da un nugolo di fotografi, cameramen e giornalisti. Ho pensato che bollisse in pentola qualcosa di grosso sulla giustizia. Invece gli chiedevano tutti: "Ministro, secondo lei va espulsa Giulia Sarti?". L'argomento mi è sembrato curioso: il ministro non c'entra nulla con quella scelta, e il caso in sè riguarda eventuali bugie sulle restituzioni di parte della indennità parlamentare, quindi una vicenda tutta interna ai regolamenti del M5s. Ma già che ci sono avrei un suggerimento da dare sul taglio ai costi della politica. Le restituzioni grilline sono una nobile scelta personale di non volersi arricchire con la politica: da anni tagliano parte di quelle indennità e le versano a un fondo per il microcredito che fa prestiti (non regali) agevolati alle pmi. E' una scelta personale di generosità, come lo sarebbe quella di chiunque volesse dare parte del proprio stipendio in beneficenza. Ma non fa diminuire di un centesimo i costi della Camera e del Senato, perché i contribuenti pagano comunque intero il loro stipendio. Tanto è che la dotazione annuale che il Tesoro versa alla Camera per pagare tutte queste spese in questi anni non è mai cambiata di un centesimo. Anche ora: era di 943 milioni e 160 mila euro nel 2018, è di 943 milioni e 160 mila euro anche nel 2019 e nel 2020. Per le tasche degli italiani non è cambiato nulla. Anche i vitalizi sono tagliati sulla carta, ma gli eventuali risparmi non sono conteggiati perché lo stesso Roberto Fico teme che gli ex possano vincere i ricorsi subiuto presentati (e quindi il taglio salterebbe). La scelta etica delle restituzioni aveva un valore simbolico finché i grillini stavano all'opposizione. Ma ora comandano loro, e quindi sarebbe giusto tagliarli davvero questi costi, fare spendere di meno pure il contribuente che continua da anni a pagare la stessa cifra. Come? Con una legge che riduca le indennità per tutti, facendo diminuire così la dotazione del Tesoro. Ma anche con una cosa semplice semplice che Fico e la sua maggioranza potrebbero decidere in due secondi in ufficio di presidenza. Eccola: oggi ogni parlamentare riceve ogni mese 3.500 euro di diaria per pagare vitto e alloggio a Roma. La cifra è generosa, ma si capisce che per un milanese o un palermitano sia piuttiosto costoso pagarsi la permanenza a Roma fosse anche per tre notti alla settimana. Ok. Ma oggi quella stessa cifra è versata anche a un deputato o un senatore che prima di essere eletto era già residente a Roma e dintorni. Che spese di hotel dovrebbe avere per fare il parlamentare? E il vitto non è uguale a prima? Non solo: ai parlamentari viene pagato ogni tre mesi un rimborso di 3.300 euro, quindi 1.100 euro al mese per recarsi nell'aeroporto più vicino, prendere l'aereo e volare a Roma. E ovviamente per il percorso inverso: di fatto è un rimborso taxi per l'aeroporto. Anche questo viene versato ai residenti a Roma e dintorni che ovviamente non devono prendere alcun aereo per andare a lavorare in Parlamento. E' senza senso alcuno, ma è così da anni. Siccome fra Camera e Senato c'è una settantina di eletti in questa condizione, se si tagliassero diaria e rimborsi taxi a loro, si risparmierebbero in una legislatura la bellezza di 20 milioni di euro. Mica pochi, no? E soprattutto ingiustificati...

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